Avendo visto con piacere moltissimi suoi libri nella biblioteca di Gianfranco Pasquino, il grande scrittore Italo Calvino gli ha mandato il breve testo che segue con preghiera di pubblicazione. [Per saperne di più…]
Regole e corruzione. Politica e etica
La corruzione politica è sempre immanente dove c’è la politica. Intesa anche, inevitabilmente, come esercizio del potere di prendere decisioni, di assegnare in maniera imperativa risorse ambite, la politica è esposta ad assalti, aggressioni, manipolazioni. Per respingerle sono state formulate norme, previste procedure, garantiti interventi pre e post decisionali. In definitiva, però, dove l’etica della politica si affievolisce e viene meno (talvolta, in alcuni luoghi specifici, fra diverse persone è già debole in partenza), la corruzione serpeggia e colpisce. Allora, bisogna contare su appropriati e efficaci strumenti di disvelamento e di punizione.
Il Qatargate non riguarda la democrazia/democraticità del Parlamento Europeo in quanto istituzione, ma quanto è emerso nel Parlamento, in alcune sue regole, nel suo funzionamento. Da un certo punto di vista, ma sconsiglio di esagerare, il Qatargate rivela qualcosa di molto positivamente importante. Oramai, il Parlamento europeo è, al tempo stesso, luogo di decisioni significative e organismo notevolmente democratico. Anzi, nella sua comprensibile ansia di democraticità, l’EuroParlamento, unitamente alla Commissione, è fin troppo aperto ad una molteplicità di istanze, ai loro portatori e rappresentanti, ai lobbisti. I processi decisionali sono numerosissimi e persino troppo aperti e permeabili. Anche per questa ragione non è quasi più possibile garantirne sufficiente trasparenza.
Una stretta sulle lobby sarebbe subito accusata di restringere la democrazia, ma certo la assoluta pubblicità su chi come e quando ha/deve avere accesso alle sedi e ai procedimenti decisionali è oramai indispensabile. Ancora più necessario è mettere mano alle ‘porte girevoli’ che riguardano gli ex-parlamentari e anche gli ex-commissari. Dovrà essere loro impedita quasiasi attività di rappresentanza e di lobbismo per un certo numero di anni anche nella imprevista forma di responsabili e consulenti di Organizzazioni Non Governative. Il già esistente Comitato Etico ha il dovere di impegnarsi più a fondo senza esitazioni, eccezioni e concessioni.
La democrazia, sia nazionale sia sovranazionale, nasce, vive, prospera in quanto società aperta. Come e più della moglie (oggi ‘compagna’) di Cesare deve essere al disopra di qualsiasi sospetto di corruzione sotto qualsiasi forma: scambi, favoritismi, nepotismo. Deve sapere portare davanti al pubblico e eventualmente in tribunale chi attenta alla sua virtù. Fuor di metafora tocca anche agli elettori e ai partiti che competono nell’Unione Europea selezionare, promuovere, valutare e rimuovere il loro personale politico inadeguato e eventualmente corrotto. Migliorare regole e procedure si può. Insegnare e imporre l’etica politica si deve.

La politica vive. Chi non si occupa di politica, la politica non si occupa di lui
La politica? Offre cattiva prova di sé; non dà risposte; non risolve problemi; è evaporata; è finita; se ne può, anzi, se ne deve, fare a meno. Nel paese che ha una lunga, non nobile, tradizione di antipolitica, e moltissimi commentatori antipolitici, per esempio, coloro che affermavano di «non prendere neanche un caffè con i politici» (Indro Montanelli), queste frasi hanno effetti deleteri. Sono anche sbagliate.
Politica, da Aristotele in poi, è tutto quello che succede nella polis, nel sistema politico. Dunque, la politica non può evaporare e non se ne può fare a meno. [Per saperne di più…]
Per una presidenza di qualità
Toto nomi? No, grazie. Enough is enough. Cambiamo il paradigma e facciamo il toto qualità. Non debbono essere qualità a caso che riflettano le preferenze e i pregiudizi di chi le formula. Propongo che si individuino le qualità presidenziali facendo riferimento a due fonti diverse, ma entrambe autorevoli. La prima è la Costituzione. Art. 87: Il Presidente “rappresenta l’unità nazionale”. Art. 54: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. La seconda fonte è un Presidente stesso. Nel suo discorso di fine anno (e fine mandato), Mattarella ha detto che il Presidente deve “spogliarsi della sua appartenenza”; perseguire l’interesse nazionale; tutelare ruolo, prerogative, poteri della Presidenza.
Democrazie illiberali
In linea di massima a Giovanni Sartori gli aggettivi appiccicati al sostantivo democrazia piacevano poco. Per nulla, poi, se quegli aggettivi servivano a definire (Democrazia e definizioni 1957) regimi, come le «democrazie popolari», che erano (quasi) tutto tranne che democrazie. Nel recente passato ho già variamente trattato l’argomento («Paradoxa» 3/2019, Democrazie fake), ma data la sua importanza continua a meritare approfondimenti specifici e mirati. Hic et nunc. Concentrerò l’attenzione sulle democrazie illiberali.
Abbiamo abbastanza democrazia per poterla esportare?
La democrazia che conosciamo non è ‘occidentale’. È universale. Non è nata in India e in nessun altro luogo del mondo non occidentale. Pratiche di accordi e compromessi, saltuarie rinunce alla violenza, scambi di ascolti e riunioni assembleari non configurano nessuna democrazia. La democrazia che conosciamo è il prodotto complesso del pensiero europeo, poi anglo-americano, combinato con le pratiche necessarie a riconoscere e mantenere il pluralismo dei dissidenti religiosi, aggiungendovi le riflessioni dei liberali sui diritti, a cominciare da one man, oops, one person one vote, sulla separazione delle istituzioni e sull’autonomia del potere politico da quello religioso. Tutte le altre interpretazioni che vengono date della democrazia sono il prodotto sbagliato e fuorviante, anche pericoloso per tutti, di un mix variabile di ignoranza e manipolazione, di cancel culture e buonismo inclusivo. [Per saperne di più…]
Tu sì que vales: classe dirigente
Sono sicuro che, affascinati dai molti pensosi editoriali(sti) del Corriere della Sera, molti di voi stanno mettendo a buon frutto le vacanze. Il tema è chiarissimo: ‘come creare una nuova classe dirigente’. Lo svolgimento si preannuncia complicato assai, ma, niente paura, condivido con voi quello che so, anche grazie alla scienza politica e al metodo comparato. Escluso che la nuova classe dirigente possa provenire dai giornalisti, nonostante le posizioni di rilievo acquisite in politica da Toti, Mulé, Cangini e nel passato, fra gli altri, da Antonio Polito, Minzolini, Lilli Gruber, dovremmo guardare, esempio di comparazione intertemporale, all’Italia del 1945-48 e almeno alla Francia di quel periodo e successivamente.
Le biografie professionali e le esperienze personali dei componenti delle classi dirigenti sono figlie dei tempi, ma anche dei modi. Lo furono per i Costituenti italiani e per i compagnons de la Résistance di de Gaulle. Si temprarono nella ricostruzione, anche per imprenditori e sindacalisti, e nella Guerra Fredda. Furono selezionate in una situazione fortemente conflittuale. [Per saperne di più…]
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