La XVIII Legislatura che si è chiusa sarà un giorno ricordata per i due Presidenti del Consiglio succedutesi senza legittimazione elettorale, cioè non votati ed eletti da alcuno. All’inizio (dopo le elezioni del 2018), un partito che si auto-proclama ‘non-partito’ (il M5S), con un peso rilevante e un ruolo pivotale in parlamento (non sono possibili coalizioni senza il M5S), manda in un angolo il PD e si allea con la LN, mettendo in sella uno sconosciuto (G. Conte). L’operazione è un do ut des cinico: «Tu, M. Salvini, costruisci con noi una coalizione Giallo-Verde e io, L. Di Maio, rinuncio a palazzo Chigi e lì ci metto uno che possiamo controllare insieme, ti va?». [Leggi di più…]
Fuga per la vittoria? Il M5S tra ‘governismo’ e populismo
Il MoVimento è un partito e adesso – come tutti i partiti che si rispettino – ha la sua prima scissione. Nel partito, a differenza che nel movimento, i soggetti associati perseguono scopi personali (prestigio, gloria, arricchimento, godimento del potere) oltre che valori estrinseci (‘beni pubblici’). Di Maio, che sicuramente difende ‘beni pubblici’ (la ‘giustezza’ dell’aiuto portato all’Ucraina, la ‘necessità’ di mantenere in vita il governo Draghi), è anche preoccupato dai suoi scopi personali (continuare la sua carriera politica, contare qualcosa nel mondo). Umano, troppo umano – verrebbe da dire.
Il mio è invece SI, cinque volte su cinque.
Sulla questione dei cinque referendum sul sistema giudiziario italiano è intervenuto in Paradoxaforum Stefano Ceccanti (26 Maggio 2022) con una perentorietà e autorevolezza che non lascerebbero spazio a repliche. Ceccanti suggerisce di votare No sui primi due quesiti e Si sui restanti tre. Mi concentrerò allora sui suoi argomenti per il No, perché credo che ci sia spazio per sostenere che anche sui quesiti 1 (decreto Severino) e 2 (abusi della custodia cautelare) esistano ragioni forti per votare Si.
L’Occidente e gli Altri. Politica tra nazioni o scontro di civiltà?
La guerra russo-ucraina ha portato molti a utilizzare la categoria Occidente, che sarebbe una comunità superiore rispetto alle nazioni che ne fanno parte, perché è la civiltà che le sussume. Così qualsiasi critica all’imperativo «Difendere l’Ucraina a tutti i costi, sconfiggere la Russia» è bollata come anti-democratica, anti-liberale e anti-occidentale.
Finis Europae? L’UE e la guerra
La guerra russo-ucraina impone che ci si interroghi sul futuro dell’UE. L’integrazione europea è stata inizialmente ‘funzionale’, gli Stati mettevano assieme sforzi in ambiti socio-economici limitati, senza preoccuparsi della valenza politica di queste sinergie. Del resto non poteva esserci una valenza politica, perché la Guerra Fredda riduceva la sovranità internazionale europea, consegnava il problema della sicurezza continentale all’equilibro tra i due blocchi e agli Americani la garanzia dell’Europa occidentale.
L’Orso nella Fortezza russa
Nel romanzo distopico The Men in the High Castle, Philip K. Dick immagina un esito ben diverso della II Guerra Mondiale. L’Asse nazi-fascista ha vinto, l’America è ridotta a paese vassallo della Germania, il mediterraneo è prosciugato, e l’Italia ha ora esteso il suo dominio su quelle ‘terre’. Proviamo a immaginare un altro racconto distopico. La II Guerra Mondiale l’hanno effettivamente vinta gli Alleati, ma già nei primi mesi del ’46 la tensione tra lo schieramento occidentale e l’Unione Sovietica cresce.
Chi ha paura del Lupo cattivo? Cambiare l’art. 138 della Costituzione Italiana per riformare
Dopo l’impasse che nel 2013 portò al sesto scrutinio alla rielezione di Napolitano, analogamente nel 2022 i nostri Grandi Elettori richiamano e rieleggono Mattarella all’ottavo scrutinio. Ce n’è abbastanza per chiedersi: ma perché il Presidente non ce lo eleggiamo noi ‘popolino’ direttamente? È una suggestione che a poche ore dalla riconferma di Mattarella rilanciava anche Sabino Cassese, salvo poi ammettere che per una svolta presidenziale o semi-presidenziale non avremmo la cultura politica.