Per spiegare la crisi permanente del nostro sistema politico, e la difficoltà di dare ad esso un assetto stabile, spesso i commentatori non mancano di ricordare il rapido tramonto delle culture politiche che hanno caratterizzato quella che si è soliti definire come prima repubblica. [Leggi di più…]
Rompere la continuità peronista
Rispetto al governo Draghi, che ha cominciato la sua navigazione, credo non si possa non provare un sentimento di ottimismo. Avere un governo di unità, o almeno di convergenza, nazionale guidato da una personalità autorevole sembrava un obiettivo impossibile dopo il risultato delle elezioni del marzo 2018. Come tutti sappiamo, in quella occasione, il partito di maggioranza relativa risultò essere il Movimento 5 stelle, che ottenne oltre il 32% dei voti validi espressi.
Il partito, fondato dal comico Beppe Grillo, viene spesso etichettato come un movimento populista. Ritengo si tratti di una definizione imprecisa, oltre che ottimistica. I 5Stelle sono un pericoloso concentrato di demagogia, incompetenza programmatica, tetragono giustizialismo. A rendere ancora più preoccupante il quadro politico stava poi il successo della Lega; un partito a vocazione demagogica per molti versi analogo ai grillini, che quadruplicava i voti rispetto alla precedenti elezioni, attestandosi al 17,4%. Così sopravanzando Forza Italia, che registrava un più modesto 14%, e diventando egemone nell’area di centro-destra. [Leggi di più…]
Le ragioni del No
Il referendum del 20 e 21 settembre può essere considerato sotto due profili. Il primo di carattere costituzionale, l’altro relativo al suo significato politico.
Sotto il primo profilo, la valenza riformatrice della riduzione secca dei parlamentari, che è oggetto del referendum, appare del tutto residuale, se non nulla. La misura sottoposta al voto dei cittadini, infatti, non interviene su nessuno dei punti dolenti o sulle parti invecchiate o bisognose di manutenzione della nostra carta costituzionale.
Non corregge il bicameralismo paritario, che costituisce un poco invidiabile primato nazionale. Non riequilibra il rapporto tra stato e regioni, che la infausta riforma del 2001 ha improvvidamente sbilanciato a favore delle regioni, minacciando l’unità della repubblica. Non modifica la forma di governo e neanche assicura, sia pure indirettamente, una maggiore stabilità all’esecutivo. [Leggi di più…]
I ‘primati’ del Coronavirus e il sistema paese
L’epidemia da Coronavirus ha colto tutti di sorpresa e ha creato difficoltà notevoli nella gestione dell’emergenza. Le ragioni di questo si possono far risalire a diverse motivi. In primo luogo sta il colpevole ritardo (alcuni mesi a quanto è dato di capire) con cui la Cina ha dato l’allarme. Un comportamento che si spiega con il fatto che la Cina è un paese retto da una dittatura, dove non esistono le libertà politiche e civili.
A ciò si aggiunge la natura del virus, che è nuovo, si diffonde rapidamente e rispetto a cui non esistono ancora vaccini e cure rapide. I contagiati in cui si manifestano i sintomi, com’è noto, debbono sottoporsi a lunghi trattamenti nei reparti di terapia intensiva. Fatta salva questa difficoltà comune a tutto il mondo, c’è però una cosa che colpisce.
Il presunto fascismo della Lega: una noiosa coazione a ripetere
In questi ultimi mesi la discussione politica ha registrato un motivo polemico ricorrente, intendiamo riferirci alla denuncia del pericolo fascista che sarebbe costituito dalla Lega di Salvini; accusa che ha costituito l’argomento principale di una parte consistente dell’opposizione di sinistra.
A parere di chi scrive queste righe, la Lega è certamente un partito antisistema, estraneo alla liberal-democrazia, animato da una pulsione demagogica. Tutte caratteristiche che non dipendono da una evoluzione recente ma che hanno contraddistinto il partito leghista fin dalle origini. Tuttavia, il paragone con il fascismo appare improponibile, troppo diverse essendo le condizioni storiche e politiche. Tutto quello che si può dire è che la Lega e segnatamente il suo leader, Salvini, ha negli ultimi tempi civettato con motivi propri dell’arsenale della destra estrema.
Riforma costituzionale a cinque stelle
Il Movimento 5 stelle si è caratterizzato fin dagli esordi per un tenace conservatorismo costituzionale. Intransigenti difensori della ‘costituzione più bella del mondo’, i grillini hanno sempre presentato qualunque tentativo di ammodernamento della nostra carta fondamentale come un pericoloso attentato alle libertà fondamentali voluto dai ‘poteri forti’. Una deriva argomentativa che in più di una occasione non ha mancato di evocare il complotto plutogiudeomassonico di non felice memoria. [Leggi di più…]
Populismo? No demagogia
Nel dibattito pubblico corrente esiste un equivoco lessicale, che è anche un equivoco politico. In questi mesi forse la parola più usata nei commenti e nelle cronache è quella di ‘populismo’. Di solito la qualifica di populista è riferita a ciascuno dei due partiti attualmente al governo o alla loro azione. Credo si tratti di una definizione sbagliata. Populismo è un termine scivoloso che non rimanda a una definita fenomenologia politica, ma può investire situazioni molto diverse e inassimilabili tra di loro. Basti pensare alla distanza che corre tra il populismo statunitense ottocentesco e il populismo sudamericano del ventesimo secolo. In sostanza, parlare di populismo non chiarisce le idee, ma evoca una mescolanza di situazioni e fenomeni diversi. Per definire l’azione dei due partiti di governo penso sia più appropriato adoperare un’altra parola, che appartiene da sempre al lessico politico e definisce un preciso tipo di azione pubblica: demagogia. [Leggi di più…]