Presentando l’associazione «le Agorà» da lui fondata, Goffredo Bettini, a torto o a ragione considerato l’eminenza grigia del Pd, ha ribadito che occorre saper distinguere tra il populismo di destra e autoritario e il populismo sociale, rispettoso delle regole elettorali e di un regime di libertà. Di fronte ad affermazioni di questo tipo, mi chiedo se la parola ‘populismo’ non sia ormai una parola malata, un virus linguistico che rischia di inquinare il dibattito pubblico domestico.
Del resto, non per caso il termine è tanto più inflazionato quanto più è lontano dalla sua origine storica. Origine che è duplice: il populismo russo da un lato e quello americano dall’altro. In Russia, l’etichetta fu inventata a metà Ottocento per indicare un movimento di intellettuali che, in opposizione all’autocrazia zarista, riscoprì il popolo, in particolare i contadini. Movimento che vagheggiava un socialismo romantico, agrario, tradizionalista, volto a ripristinare una mitica comunità incontaminata, in grado di resistere alle spinte modernizzanti provenienti dall’Occidente. Del tutto indipendentemente, a quel primo populismo ne corrispose, verso fine secolo, un secondo sull’opposta sponda dell’Atlantico, dove nel 1892 lo U.S. People’s Party indirizzò il malessere dei piccoli farmer proprietari del Midwest e del Sud contro grandi imprese, alta finanza e ambienti corrotti di Washington. [Leggi di più…]