Chissà perché quelle sconvolgenti immagini dell’assalto al Congresso americano che l’impietosa tecnologia della comunicazione ci butta in faccia così come arrivavano dai telefonini dei presenti (togliendo una gerarchia agli episodi ritratti, ma aggiungendo ansia alla narrazione) non mi hanno fatto pensare a una delle innumerevoli fiction hollywoodiane che raccontano l’assalto a Capitol Hill o alla Casa Bianca. Il pensiero, invece, è andato ad Antonio Tejero Molina, un modesto tenente colonnello della Guardia Civil spagnola con la monomania dei colpi di stato che, il 23 febbraio del 1981, esattamente 40 anni fa, prese d’assalto con un manipolo di duecento fedeli e la pistola in pugno, il Congreso de los Diputados, sequestrando i parlamentari che stavano procedendo all’investitura del nuovo capo del Governo Leopoldo Calvo-Sotelo. [Per saperne di più…]
La lista del Gruppo Misto
Esiste nell’ordinamento parlamentare italiano, e dunque nella scena politica nazionale, un soggetto – discuteremo più avanti sul lemma più adeguato per meglio definirlo – che ha i caratteri della perennità e della necessità e si chiama «Gruppo Misto». Il Gruppo Misto rappresenta, infatti, un ircocervo di difficile interpretazione se riguardato dal punto di vista del cittadino che si pone con pazienza all’ascolto dei ‘pastoni’ televisivi del servizio pubblico per capirne qualcosa, spesso ritraendosi con qualche delusione.
Un ircocervo che è sempre esistito e sempre esisterà, almeno fino a quando non cambieranno i regolamenti parlamentari che lo fanno nascere, e che lo hanno reso coevo a Gruppi che prendevano il nome di partiti non più esistenti, come la DC e il PCI, agli albori della Repubblica, così come a quelli odierni di Lega-Salvini Premier e del Movimento Cinque Stelle, in piena epifania della ‘Terza Repubblica’. [Per saperne di più…]
Stop and go dell’eterna riforma elettorale
Se appare ancora incerta l’attribuzione del celeberrimo richiamo all’«eterogenesi dei fini», inteso come l’inveramento di risultati opposti rispetto alle azioni messe in campo, che tendono a provocare, appunto, l’esatto rovesciamento dei piani coltivati (se al filosofo tedesco Wundt o a Giovan Battista Vico), di certo si sa che il principio ha trovato svariate applicazioni nell’ordinamento giuridico italiano, in quel segmento particolare che prende il nome di legge elettorale.
Probabilmente il nostro ordinamento elettorale, in special modo a livello delle assemblee parlamentari, rappresenta l’esempio più ricco di manomissioni che le democrazie occidentali possono offrire: solo nei 24 anni che vanno dal 1993 al 2017, il ritmo compulsivo del legislatore ha licenziato cinque leggi elettorali, comprendendo il proporzionale di partenza e la serie dei ‘latinorum’ (Mattarellum, Porcellum, Italicum, Rosatellum) dovuta, almeno per i primi, al raffinato e urticante sarcasmo del professor Sartori, comprendendo anche l’inedito assoluto di una legge approvata dalle Camere e repentinamente stroncata dalla Corte Costituzionale (l’Italicum di Renzi). [Per saperne di più…]
La nuova ondata pandemica e il ruolo del Parlamento
La nuova ondata pandemica in Italia è vicina ad assumere un andamento che segna un’evoluzione esponenziale dei contagi, con un abbassamento della soglia di età a poco più di cinquant’anni nel mese di ottobre ed un l’indice di letalità che, pur registrando in questo periodo un trend di dimensioni più ridotte rispetto alla prima ondata, appare in preoccupante e rapida ascesa.
Nel momento in cui vengono stese queste note, l’aspettativa generale nel paese è quella di nuovi interventi da parte del governo,peraltro in parte già annunciati, volti ad allineare le scelte di contrasto alla seconda aggressione del coronavirus a quelle adottate da paesi europei come la Francia e la Germania, caratterizzate da un drastico ritorno all’uso del lockdown (seppure, per l’Italia, s’immaginerebbe per il momento un blocco non generalizzato, bensì parametrato ai diversi contesti territoriali, come misura estrema di limitazione del danno pandemico). [Per saperne di più…]
La Cina è vicina. Singapore di più
La Cina è vicina era un film in bianco e nero del giovane Bellocchio del 1967, toccato da una stria ideologica per la presenza di un giovane maoista in un interno borghese abbastanza decadente, come da copione in quegli anni. La vicinanza della Cina, in quel caso, era, dunque, ideologica, lungo la linea un po’ snob dell’estremismo di sinistra interpretato dall’upper class.
La Cina (ma sarebbe più corretto dire l’Oriente), è oggi vicina più di allora, ma per ragioni che non riguardano piccole nicchie culturali, ma l’intero mondo occidentale. Senza infilarci nel frusto ritornello del conflitto di civiltà che da più di trent’anni Huntington ha iscritto nelle ricorrenze inevitabili del dibattito pubblico, possiamo dire che il modello Orientale (o, per dirla come andava di moda negli anni ‘80 nel Far East, il modello che fa riferimento agli «Asian Values») si fa strada nel mondo globale. E non solo per Huawei, Alibaba o Tik tok. [Per saperne di più…]
Appunti sull’ennesima (necessaria) riforma elettorale
Ora che si è allentata la morsa del Covid 19 sulla vita civile e politica italiana, si è ripreso alla Camera il dibattito sulla riforma elettorale, resasi necessaria in previsione dell’entrata in vigore del taglio dei parlamentari.
La proposta in campo, condivisa dalla maggioranza di governo e firmata dal presidente della Commissione Affari Costituzionali Brescia, si muove nella logica dell’adattamento possibile alla nuova numerosità del Parlamento della rappresentanza, avendo a riferimento la legge elettorale vigente, di cui verrebbe rimossa la quota di eletti nei collegi uninominali. La parte rimanente, infatti, combacerebbe con il numero dei parlamentari da eleggere dopo la riduzione. Vale la pena spendere qualche considerazione. [Per saperne di più…]
Coronavirus e democrazia rappresentativa. Suggestioni e pericoli
Nel lunghissimo tempo di sospensione del ritmo ordinario della vita pubblica e privata a causa della pandemia, l’emergenza ha dettato le sue ragioni, certamente non replicabili in altri contesti. Si pensi al cospicuo pacchetto di provvedimenti emanati dal governo e da altri organi pubblici, una contabilità che raggiungeva la soglia di 264 atti all’altezza dell’8 maggio secondo i ricercatori di Openpolis, molti dei quali prodotti con la forma giuridica del dpcm, scelta che tanto ha fatto discutere i costituzionalisti.
Anche l’emergenza, dunque, in un ordinamento democratico, deve rispondere a principi e strumentazioni definite da un protocollo di garanzia che nel nostro sistema non è declinato in modo specifico, tant’è che sono state avanzate alcune proposte di riforma costituzionale ad hoc, volte ad ancorare, in contesti, appunto, emergenziali, i comportamenti dei vertici dello Stato a canoni precisi. [Per saperne di più…]