The Great Illusion (1910), di Normann Angell, rappresenta senza dubbio uno dei più grandi successi editoriali dei primi decenni del XX secolo. Tradotto in una ventina di lingue europee ed extraeuropee negli anni immediatamente successivi alla prima edizione, nel libro veniva dato spazio alle ragioni della assoluta antieconomicità per tutti di una eventuale guerra futura, in considerazione dell’incomparabile sviluppo e della forte interdipendenza economica e finanziaria che, a partire dall’ultimo scorcio del XIX secolo, vedeva ora come scenario il mondo intero. Occorreva inoltre considerare le deflagranti conseguenze a ogni livello di una guerra a causa della disponibilità di nuovi armamenti e mezzi di distruzione, del tutto incomparabili con qualsiasi epoca passata.
Quale ‘Buon Governo’ per l’Europa del futuro?
Dopo quasi sette secoli, l’affresco di Ambrogio Lorenzetti sulla Allegoria del Buon Governo del Palazzo pubblico di Siena conserva un incredibile fascino, non solo dal punto di vista della storia dell’arte (e dell’emozione che esso è stato ed è in grado di suscitare attraverso i secoli), ma anche per gli interrogativi che più prosaicamente pone a livello politico a qualche osservatore che voglia seguirne l’intento didascalico proiettandolo sul presente-futuro.
L’armonica idea, espressa magistralmente da Lorenzetti, della Sapienza che ispira la Giustizia (equanime dispensatrice di premi ma anche di duri castighi), a sua volta ispiratrice della Concordia fra i cittadini e della istituzione del buon governo della città politica, è andata definitivamente in frantumi? [Leggi di più…]
L’eredità tradita di Roberto Ruffilli
In una giornata di primavera di trentatré anni fa, il 16 aprile 1988, le Brigate rosse assassinavano Roberto Ruffilli, Professore della Facoltà di Scienze politiche di Bologna, Senatore della Democrazia Cristiana e membro della Commissione parlamentare Bozzi per le riforme istituzionali.
Il comunicato dei terroristi in cui veniva rivendicata la sua uccisione, si apriva con affermazioni che ancora oggi fanno rabbrividire nella loro spietata lucidità. Vi si affermava di aver «giustiziato» Roberto Ruffilli in quanto «uno dei migliori quadri politici della DC, l’uomo chiave del rinnovamento» e di un progetto che aspirava ad aprire una nuova fase costituente e la riformulazione delle regole del gioco, nell’ambito di un processo di razionalizzazione dei poteri dello Stato. Inoltre, l’accusa delle accuse, che veniva posta in risalto dai suoi assassini, era quella secondo la quale Ruffilli aveva saputo «concretamente ricucire», intorno a questo progetto, «tutto l’arco delle forze politiche, comprese le opposizioni istituzionali». [Leggi di più…]
Un «nuovo Rinascimento» dei diritti delle donne?
Da quando un ex Presidente del Consiglio e ora Senatore della Repubblica ha recentemente indicato l’Arabia Saudita come possibile culla e artefice di un «nuovo Rinascimento», quest’ultima espressione è divenuta assai in voga nel dibattito politico di casa nostra. Al di là delle voci critiche, che si sono levate da più parti sul fatto che si possa promuovere a nuovo faro di rinascita un regime che non è certo campione dello Stato di diritto e che, tanto per fare un esempio, nega alle donne i più elementari diritti civili e politici, penso che proprio il ruolo di totale subordinazione della donna in quel paese avrebbe dovuto far scattare, in un mondo ideale e civile, un moto unanime di indignazione da parte di tutte le donne e in primis di quelle donne che, indipendentemente dai loro schieramenti politici di appartenenza, siedono negli scranni parlamentari del nostro paese. [Leggi di più…]
L’altro trasformismo: quello che immaginava le riforme
Nel bel mezzo della crisi politica in cui siamo precipitati (e che la maggioranza dei cittadini ritiene inspiegabile sotto il profilo della semplice ragionevolezza, nella temperie della pandemia e dei suoi drammatici contraccolpi economico-sociali) capita spesso di sentir risuonare l’anatema del trasformismo, quale atavico male italiano. Illustri commentatori politici e più o meno noti esponenti dei partiti, fanno a gara nel mettere alla berlina questo vizio, indicato quale vera e propria patologia del sistema politico italiano.
Qualche firma importante si preoccupa anche di spiegare, dalla tribuna dei vari media, che l’atto di nascita del trasformismo è da rintracciarsi fin dai primi decenni di vita dell’Italia liberale e specificamente nella politica inaugurata dal primo Presidente del Consiglio/leader della Sinistra storica, Agostino Depretis, a cavallo degli anni ottanta del XIX secolo. Da quel preciso momento prende dunque l’avvio quel duraturo, vero e proprio filo rosso della politica italiana, male endemico della stessa, sempre destinato a riemergere con forza, nelle sue nefaste conseguenze, particolarmente nei momenti di più grave crisi, dall’Italia liberale all’Italia repubblicana. [Leggi di più…]
«La Libertà che guida il popolo» di Delacroix: una sfida per il futuro
Una delle opere più note che nella pittura occidentale moderna è indirizzata dall’autore a una lettura politica ad ampio spettro, a partire dagli eventi specifici che ne sono ispirazione, è sicuramente la grandiosa tela di Delacroix La Libertà che guida il popolo. Il riferimento alla insurrezione parigina del luglio 1830 e la condivisione degli obiettivi che ne furono alla base, divengono per il pittore volano per la viva rappresentazione che egli dà della battaglia per la libertà da parte di tutti coloro che vi si riconoscono e si raccolgono intorno al suo vessillo.
Assoluta protagonista del quadro è la figura di Marianne, personificazione della Francia che assurge a simbolo della libertà: lei sola è in grado di guidare individui differenti per età, mestieri, professioni e classi sociali di appartenenza, nella dura lotta che essi sono chiamati a condurre tutti insieme per il trionfo e il conseguimento effettivo della libertà stessa.
A cinque anni dagli accordi di Parigi sul clima
Era il 12 dicembre 2015 quando i media di tutto il mondo diedero grande risalto alla notizia del raggiunto accordo a Parigi, nell’ambito della Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (COP 21), accordo effettivamente tradotto in un articolato documento finale (da più parti definito «storico») sottoscritto da 195 paesi e contenente una serie di impegni da parte di questi ultimi ad adottare misure indirizzate a limitare il riscaldamento globale.
Le foto celebrative dell’avvenuto accordo, così come quelle dell’intero percorso della Conferenza, vedono quali protagonisti principali, gli uni accanto agli altri, non solo il Segretario Generale e alti rappresentanti dell’ONU, ma anche i più importanti leader della politica mondiale, primo fra tutti l’allora Presidente degli Stati Uniti Obama. [Leggi di più…]