L’accelerato sviluppo in ambito tecno-scientifico dei sistemi di Intelligenza Artificiale (IA) va sollevando un insieme di inquietanti interrogativi circa le implicazioni sui fronti culturale, etico e sociale. Ciò è particolarmente il caso quando ci si riferisce all’IA generativa, a questa nuova branca dell’IA capace di generare – si badi: non di creare – nuovi contenuti multimediali (testo, video, audio) in risposta a suggerimenti umani (i cosiddetti prompts) sulla base di addestramenti ad hoc estratti da miliardi di dati (big data). [Leggi di più…]
Le semplificazioni non postulano le gare d’appalto al massimo ribasso
Il decreto c.d. «Semplificazioni» ha riacceso in questi giorni la questione riguardante la liceità e l’opportunità delle gare d’appalto al massimo ribasso. Il tema è antico e la letteratura in argomento è ampia e consolidata. Quel che si fa fatica a comprendere è perché stia passando l’equazione gare al massimo ribasso uguale a semplificazione. Il che non solo non è vero, ma pure pericoloso. Vedo di chiarire.
Primo, questa procedura di assegnazione degli appalti finisce con il ‘premiare’ quei soggetti di offerta che, per spuntare prezzi stracciati, si adoperano per sfruttare il lavoro, evadere le tasse, inquinare in modo irriguardoso nei confronti della sostenibilità. Una delle più antiche leggi economiche è quella di Grisham, che recita: «La moneta cattiva scaccia quella buona». Alla lunga, procedure del genere finiscono, al di là delle intenzioni di chi le pone in essere, col favorire le imprese meno meritorie.
Pandemia da Covid-19 e gerontofobia
Una vecchia tecnica impiegata in edilizia ci permette di comprendere la portata di una inquietante tendenza che si è andata affermando nell’ultimo quarantennio nella nostra società: la gerontofobia, il disprezzo e persino l’odio nei confronti dell’anziano.
Una volta terminato il tetto della casa, questo veniva allagato, cosicché gli operai, seguendo l’acqua che entrava in casa potevano capire dove c’erano delle crepe non individuabili alla vista e correre così ai ripari. Il COVID-19 è stata una prova di allagamento del nostro welfare e le crepe sono venute fuori. [Leggi di più…]
La crisi del Covid-19 e il terzo settore
In questa crisi del Covid-19, che ci sta perseguitando dal 21 febbraio scorso, due dimensioni hanno attratto la quasi totalità delle attenzioni da parte sia dei soggetti pubblici istituzionali sia della politica e degli stessi cittadini: la dimensione sanitaria e quella economico-finanziaria. Nessuno potrà mai negare che si tratti di dimensioni di centrale rilevanza, ma sono le sole che devono essere prese in considerazione? Non lo credo proprio. Ciò a cui finora è stata prestata scarsa attenzione è la dimensione socio-relazionale e spirituale. Il fatto è che le persone in carne ed ossa – come si è soliti dire – soffrono non solamente per il dolore fisico che avvertono, ma pure per la situazione di abbandono e di isolamento in cui vengono a trovarsi in conseguenza della malattia. Ne deriva che, quando si dice ‘prima la salute’, si dice una verità parziale se la si intende in modo riduzionistico, come finora è accaduto, salvo rare eccezioni. Non mi pare, infatti, che la categoria di bene relazionale sia mai stata chiamata in causa in questa triste emergenza.
Verso l’economia di Francesco: Assisi 26-28 Marzo 2020
1. «Oikonomiké», termine coniato da Aristotele, non è un sostantivo nella lingua greca, ma un aggettivo. La traduzione corretta, pertanto, non è «economia», ma «economico». Nella filosofia aristotelica, i sostantivi esprimono entità o essenti, cioè sostanze; gli aggettivi invece esprimono accidenti, qualcosa cioè che esiste solo in altro, in qualcosa. Che tipo di accidente è, per la cultura greca, l’economico e quale è la natura di ciò cui inerisce? La polis, intesa quale luogo dove si realizza la fioritura umana, l’eudaimonia, appunto! L’azione economica trova dunque il suo fondamento ontologico nella ricerca della pubblica felicità.
La tragedia del crollo del ponte Morandi e la responsabilità come prendersi cura
Ora che sgomento e indignazione, per i 43 morti nel crollo del ponte Morandi a Genova il 14 agosto scorso, sono diminuiti di intensità emotiva, è possibile sollevare il velo su un aspetto finora trascurato dall’ampio dibattito pubblico che ne è seguito. Sono tante e di varia rilevanza le problematiche che la tragedia di Genova suscita. Ne accenno solo alcune. Qual è il modello adeguato di concessione autostradale da adottare per il futuro: la gestione pubblica diretta o la regolamentazione severa del monopolista naturale privato? (Se si leggono con attenzione gli articoli 2, 3 e 7 dell’Atto Aggiuntivo alla Convenzione unica sottoscritta il 12 ottobre 2007 tra MIT e ASPI (Autostrade per l’Italia) si trae che ai gestori venne concessa, di fatto, una delega in bianco; dunque, tutt’altro che severa). Una seconda questione è: mantenere in capo al MIT le funzioni di controllo, come finora è stato, oppure attribuire queste ad una Autorità indipendente per le infrastrutture autostradali dotata dei necessari poteri di enforcement? [Leggi di più…]
La ‘nuova’ finanza nel giudizio del documento ‘OPQ’ – 2° parte
III.
Di un ultimo punto – ultimo, per evidenti ragioni di spazio – intendo qui dire. Il Documento in questione prende definitiva ed esplicita posizione contro la tesi della doppia moralità – purtroppo diffusa anche tra alcune organizzazioni di tipo finanziario che dichiarano di ispirarsi alla DSC. Per capire di che si tratta conviene partire dal saggio di Albert Carr, Is business bluffing ethical?, pubblicato sulla prestigiosa «Harvard Business Review» del 1968. È questo il saggio che, più di ogni altro, ha guidato fino ad oggi la riflessione etica nel mondo degli affari. Vi si legge che l’uomo d’affari di successo deve essere guidato da «un diverso insieme di standards etici», poiché «l’etica degli affari è l’etica del gioco [d’azzardo], diversa dall’etica religiosa». Assimilando il business al gioco del poker, il noto economista americano conclude che «gli unici vincoli di ogni mossa nel business sono la legalità e il profitto. Se qualcosa non è illegale in senso stretto (sic!) ed è profittevole allora è eticamente obbligante che l’uomo d’affari lo realizzi». Non ci sarebbe bisogno di commentare se non fosse che ancor’oggi la più parte di coloro che operano nella finanza si comporta secondo quanto suggerito da tale linea di pensiero – anche se non hanno il coraggio di riconoscerlo pubblicamente. [Leggi di più…]