«Di fronte a 17 milioni di persone a rischio povertà il reddito di cittadinanza è la priorità del Paese». Così ha proclamato Beppe Grillo in occasione della marcia Perugia-Assisi tenutasi il 20 maggio scorso. Cosa rispondere a questo novello Prometeo (la definizione è sua) che combatte per «restituire dignità agli italiani»?
Le persone in condizioni di povertà relativa sono in effetti tantissime in Italia. Anche limitandoci alla povertà assoluta, la cifra è anomala rispetto agli altri paesi: più di quattro milioni di persone nel 2016. Aiutare chi si trova in condizioni di bisogno (soprattutto i minori) è un intento lodevole, e ai Cinque Stelle va riconosciuto il merito di aver posto il problema in agenda. Ma il reddito di cittadinanza è la risposta sbagliata, per le seguenti ragioni: 1) il nome è fuorviante, molti italiani hanno capito che tutti i cittadini avranno un reddito garantito, non solo i residenti bisognosi; 2) la proposta pone troppa enfasi sulla garanzia di un trasferimento; 3) non è accompagnata da proposte concrete su come creare nuovi posti di lavoro; 4) accetta implicitamente l’idea che nel nostro paese non ci può più essere lavoro per tutti, e che lo stock di occupazione vada redistribuito; 5) ha un costo molto elevato (venti miliardi di euro), con coperture a dir poco incerte. [Leggi di più…]