Nelle splendida cornice offerta dalla Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani a Roma, tra gli affreschi che esaltano la sapienza di Re Salomone, si è tenuta martedì scorso una partecipata tavola rotonda sul tema delle lobby e della trasparenza nei regimi democratici, organizzata dalla fondazione Nova Spes. Alla discussione – che ha preso spunto dal recente fascicolo della rivista Paradoxa Maledetto lobbying! La società aperta e le sue lobby, curato da Marco Valbruzzi – hanno preso parte sia politici (i senatori Roberto Cociancich, Mauro Del Barba, Luis Alberto Orellana e l’onorevole Pino Pisicchio, oltre alla vice-Presidente della Camera dei Deputati, Marina Sereni) sia esponenti del mondo delle lobby (Antonio Iannamorelli, direttore operativo di Reti, e Claudia Pomposo, socia di CattaneoZanetto & Co.). [Leggi di più…]
Varia
“Due idee di sinistra. Lo strappo nel PD”
La rappresentazione che si dà di solito della crisi in corso nel Pd è che si tratti di una pura questione di potere, oppure, all’opposto, che si tratti di una incompatibilità originaria tra le due anime del partito, quella cattolico-democratica e quella post-comunista. Nessuna delle due spiegazioni è convincente. La seconda è palesemente sbagliata: se veramente ci sarà la scissione, da una parte e dall’altra ci saranno sia “comunisti”, sia “democristiani”. Del resto che ci sia stato un rimescolamento tra i due filoni originari è evidente da tempo a chiunque segua minimamente le vicende del Pd. Per quanto riguarda la prima spiegazione, il discorso è
più complesso. Certamente c’è in campo il desiderio, mai nascosto, di rovesciare un segretario sempre sentito come un usurpatore. L’azione di logoramento del leader, la ricerca continua di una distinzione dalle sue politiche, sono iniziate fin dalla sua elezione e sono naturalmente cresciute quando è diventato presidente del consiglio, con acrobazie sui provvedimenti legislativi, anche senza arrivare a votare contro. Ci si chiede quindi come mai questo improvviso salto di qualità, fino ad arrivare alla scissione, tanto più stupefacente da parte di un uomo come Bersani che ha sempre teorizzato “la ditta”. Si può pensare che c’entrino le liste per le prossime elezioni politiche, e certamente questo aspetto c’è. Ma il discorso non può ridursi a questo. Come ha ripetutamente osservato Massimo Cacciari, quella che stiamo vivendo non è solo una crisi del Pd, ma una crisi di sistema. Il risultato del referendum del 4 dicembre, e la successiva bocciatura della legge elettorale pensata per il nuovo assetto costituzionale, hanno comportato un terremoto nel sistema politico, già piuttosto traballante. Siamo di fronte alla fine del pur imperfetto maggioritario che ha caratterizzato la seconda repubblica, e al ritorno al proporzionale. E’ chiaro che questa evoluzione non dipende solo da una scelta (fatta dai partiti o imposta dalla Corte Costituzionale) tra leggi elettorali, ma trova la sua ragione più sostanziale nell’ormai consolidato formato tripolare del sistema dei partiti. E tuttavia sbaglia chi deduce dal tripolarismo la necessità o opportunità di tornare al proporzionale. Al contrario, la presenza di tre forze più o meno equivalenti, o comunque non molto distanti tra loro, rende ancora più necessario adottare un sistema elettorale che preveda un effetto maggioritario tale da rendere possibile un governo. E’ ben noto che nelle condizioni date e con le leggi risultanti dalle sentenze della Consulta non ci sarebbe governo possibile, forse nemmeno con una grande coalizione. La situazione dunque appare, dopo il fallimento del referendum, drammaticamente imballata. [Leggi di più…]
Lobby. Tra ambiguità e trasparenza
Ad appena un mese dall’approvazione del «Registro dei rappresentanti di interessi» alla Camera dei Deputati, la Fondazione Nova Spes invita alcune società di lobbying a farsi promotrici di un dibattito approfondito sulle possibili, future forme di regolamentazione del fenomeno lobbistico e, più in generale, sul rapporto tra lobby e democrazia.
Il congresso che non c’è
C’è un non detto nella controversia tra maggioranza renziana e minoranza scissionista. Tale controversia ha fatto riferimento anzitutto alle date del congresso, con grande sconcerto dell’opinione pubblica, che se intuisce la diversità (anche caratteriale) oramai incolmabile tra le due parti, non riesce a comprendere come ci si possa dividere sul calendario. In realtà, la minoranza ha invocato un «luogo di discussione», rifiutandosi di partecipare a una «gazebata», a «una conta cotta e mangiata» o a un congresso con «rito abbreviato», ma anche qui senza che l’opinione pubblica capisse perché il congresso indetto non dovesse essere quel luogo di discussione tanto invocato. Il fatto è che quel luogo non esiste. Il congresso, tanto invocato da tutti, in realtà non esiste. Lo statuto vigente del PD non lo contempla in alcun modo. In esso si parla solo di congressi a livello di circolo territoriale, dai quali non scaturisce un processo deliberativo dal basso verso l’alto. A livello nazionale non esiste un congresso. [Leggi di più…]
Liberali sbandati e sbadati
Le assenze dei liberali di destra, titola l’editoriale del «Corriere della Sera» del 23 febbraio. Poi, l’autore, Francesco Verderami, si dedica ai conflitti e alle distanze che intercorrono soprattutto fra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, fra quel che resta, pochino, di Forza Italia e la Lega per l’Indipendenza della Padania. Ho scritto per esteso il nome della Lega poiché, curiosamente, da ‘indipendentista’ vuole diventare, sulla scia di Marine LePen (bell’esempio di federalista), ‘sovranista’. Come faccia Verderami a pensare che c’è qualcosa di liberale in questi due tronconi e nella loro eventuale coalizione di governo è un mistero. Meno misterioso è il fatto che il «Corriere della Sera» ha condotto una campagna intensissima a favore del ‘sì’ per il referendum-plebiscito renziano su riforme costituzionali che con il liberalismo non avevano proprio nulla a che vedere. [Leggi di più…]
Il declino dell’UE e il viaggio senza meta e senza ritorno dell’integrazione europea
Nelle attuali circostanze, dicono alcuni, l’Unione Europea dovrebbe fare di più ma non può. Le circostanze sono quelle che sono. È vero, ma potrebbe esserci qualche altra ragione che devitalizza il processo di integrazione. Dopo i trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza che l’avevano potenziata, alcune novità del trattato di Lisbona possono avere indebolito strutturalmente l’Unione, e bisognerebbe intervenire. Mettere al vertice del policy-making il Consiglio Europeo è stata una buona scelta? Credo di no anche se non era affatto una mossa imprevista. La riforma per tappe è iniziata 50 anni fa con il Compromesso di Lussemburgo, che ha autorizzato i capi di governo a metter voce in capitolo sulle cose fatte e da fare, ed è finita appunto a Lisbona dando voce solo ai capi di governo.
Prendiamo il caso Renzi-Orban. Come si sa, l’ex premier ha espresso l’intenzione di bloccare il bilancio comune per fare aumentare l’impegno sull’immigrazione. In particolare, ha detto Renzi, l’Ungheria e i paesi di Visegrad devono prendersi la porzione di rifugiati che è stata decisa dal Consiglio Europeo. Che ha fatto il premier ungherese? [Leggi di più…]
Il diritto di morire. In favore del testamento biologico
Chi è in cerca di una buona legge sul fine vita che cosa può aspettarsi oggi nel nostro paese? Una legge seria e civile o un nuovo esempio di legislazione ideologica, sul modello della legge 40 sulla procreazione assistita? A breve dovrebbe arrivare nell’aula di Montecitorio – l’appuntamento era inizialmente previsto per il 30 gennaio – il testo unificato sul testamento biologico in discussione alla Commissione Affari Sociali, frutto di un lungo lavoro di mediazione su quindici diverse proposte. È facile prevedere una bagarre tra i partiti (ben 2.800 gli emendamenti presentati!) e una spaccatura nella maggioranza. Ci troviamo dinanzi, ancora una volta, a dure prese di posizione che intendono escludere il valore vincolante del testamento biologico e la possibilità di rinunciare a trattamenti come l’alimentazione e l’idratazione forzata, cercando di imporre un punto di vista che mortifica la libertà delle persone, negando di fatto il loro diritto all’autodeterminazione e, nel contempo, ignorando le indicazioni del mondo scientifico. [Leggi di più…]