Paradoxaforum

  • Home
  • Contatti
  • Chi siamo
Ti trovi qui: Home / Il tema in discussione / I social media hanno conquistato la (comunicazione) politica?

I social media hanno conquistato la (comunicazione) politica?

4 Ottobre 2018 di Gianpietro Mazzoleni 2 commenti

È ormai convinzione comune che non esista più la ‘vecchia’ comunicazione politica, o che per lo meno sia in via di estinzione. Di chi è la colpa? Certo, della TV, almeno di certa TV. È da un po’ che lo diciamo. Anche se poi abbiamo visto che in televisione la politica ha trovato una nuova vita rispetto ai vecchi comizi in piazza. Ma oggi a mettere la lapide R.I.P. sulla tomba della comunicazione politica di ieri è la Rete che sta scalzando i vecchi meccanismi di potere e di controllo sulle opinioni pubbliche. La Rete ci riserva ogni giorno scenari inediti che anche gli studiosi faticano non solo a prevedere, ma a capirne gli sviluppi e le conseguenze: come d’ora in poi funzionerà la politica, che forma prenderà la società, cosa vorrà dire informazione, come si apprenderanno le conoscenze?

Intendiamoci, la politica non muore, non può morire, fa parte della vicenda umana, e finché il mondo non implode ci sarà sempre abbastanza materia per litigare, scontrarsi, far le guerre, riconciliarsi, costruire insieme un partito o insieme distruggerlo. Ogni epoca storica ha sviluppato, con la complicità delle tecnologie disponibili, i suoi propri formati di comunicazione. Quando non c’era la democrazia re, imperatori, dittatori, autocrati sapevano ottenere e mantenere il consenso con la propaganda e il manganello, due forme di comunicazione che sono state a lungo molto efficaci. In democrazia il manganello non si può usare (anche se alcuni a ondate lo auspicano) e la propaganda deve essere proprio ultrasofisticata perché esistono anche gli strumenti per smascherarla. Pensavamo ingenuamente che Internet sarebbe stato il toccasana della democrazia: niente più controllo centrale, niente più censura, disintermediazione totale, accesso libero, ecc. Invece ci ritroviamo con un presidente che insulta il mondo intero e i suoi avversari a colpi di tweet, disarmando un imponente fronte che usa la ‘vecchia’ carta stampata e la ‘vecchia’ televisione per plasmare un’opinione pubblica ‘contro’. Sappiamo chi è stato il vincitore in questo duello che, per decenni, ha visto i media mainstream condurre il gioco. I social hanno dunque spuntato le armi anche al Quarto Potere? In parte questo sta avvenendo, quando osserviamo come le testate giornalistiche e televisive si fanno sottrarre il potere di agenda setting da Facebook e Twitter, che vengono oggi usati dai leader con sempre maggiore destrezza e dagli utenti che amplificano la ‘voce’ dei politici condividendola e rendendola a volte virale. Oggi attraverso strategie comunicative costruite ad hoc Salvini tiene al guinzaglio, per fortuna in molti casi ancora soltanto in modo figurato, tutti i giornali italiani e, tramite i suoi 4 milioni di follower su Twitter e Facebook, ha di fatto sequestrato la ‘prima pagina’ del Paese.

Al di là della bontà o meno del credo salviniano, forse è questo il modello vincente della comunicazione politica post-postmoderna. Un’idea, un leader, un partito, una battaglia politica, hanno probabilità di successo solo nella capacità di ‘mobilitazione delle coscienze’ che si può ottenere con una strategia comunicativa a 360 gradi. Non bastano gli appelli volontaristici di questo o quell’opinion leader (o ‘influencer’), non bastano simpatici flash mob, non servono a nulla le ‘feste dell’Unità’. Oggi la comunicazione politica o è strategica o non è. Sono finiti i tempi in cui la Repubblica di Scalfari riusciva ad accompagnare l’eurocomunismo di Berlinguer e del suo PCI, o a far digerire la DC di De Mita a chi non voleva morire democristiano. A condurre il gioco non sono più i giornali, e i politici si devono costruire da soli la potenza di fuoco pianificando un uso spregiudicato dei nuovi media online, e sfruttando la debolezza dei media tradizionali. Non sono ammessi né timidezze né rincrescimenti, pena il fallimento di qualsiasi comunicazione politica. Lo sanno i Trump, lo sanno i Salvini, lo sanno (?) i Di Maio. Il trucco, cioè l’intelligenza, è il controllo dell’agenda. Sui media che non sono i tuoi e che possono non essere dalla tua parte, e sui social che invece sono tuoi e su cui puoi essere il dominus. Il PD, se c’è, o vuol esserci ancora, batta un colpo!

Condividi:

  • Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
  • Altro
  • Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)
  • Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)

Archiviato in: Il tema in discussione Etichettato con: Comunicazione politica

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche su controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie

Commenti

  1. Gianpietro Mazzoleni dice

    8 Ottobre 2018 alle 13:21

    Ne hanno persa parecchia di capacità. Anche quelli ‘seri’, che pretendono di essere ‘watchdog’, hanno troppo inseguito le logiche commerciali della spettacolarizzazione e personalizzazione della politica. Oggi, in presenza di un flusso enorme – e alternativo – di informazione sui social, difficilmente governabile, il giornalismo dovrebbe ‘rifondarsi’ e tornare alla visione (normativa, d’accordo) di una funzione civica e politica di controllo del potere. Ma la vedo difficile.

    Rispondi
  2. Sergio dice

    6 Ottobre 2018 alle 12:16

    Mi chiedo se il prof. Mazzoleni ritenga che i giornali abbiano del tutto perso la capacità di influire sull’agenda, oppure se ritiene che possano tornare a incidere se il giornalismo cambiasse la propria strategia professionale.

    Rispondi

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Tema in discussione

  • L'Europa da Ventotene ad oggi
  • I voti dell'Europa
  • Democrazie e guerra
  • Presidenzialismo
  • Guerra russo-ucraina
  • Il vaccino della conoscenza
  • Rientro a scuola. La sfida al Covid
  • CoVid19. Le angolazioni della crisi
  • Fatti e disfatti
  • Unione Europea
  • Il ’68, lo Stato, la nazione
  • Comunicazione politica
  • Newsletter

    * campi obbligatori

    Commenti recenti

    • Roberto Giannetti su Il tramonto del Novecento
    • Dino Cofrancesco su Il tramonto del Novecento
    • Ieraci Giuseppe su Il tramonto del Novecento

    GLI AUTORI

    IL TEMA IN DISCUSSIONE

    L’Europa da Ventotene ad oggi

    Il Manifesto di Ventotene. Qualche considerazione di metodo

    31 Marzo 2025 di Dino Cofrancesco 3 commenti

    Giuseppe Ieraci sul post di ParadoxaForum, del 28 marzo, Sovversivi e comunisti a Ventotene, analizzando criticamente Il Manifesto di Ventotene ha parlato di «un apparato concettuale che oggi desta perplessità: lotta e coscienza di classe, rivoluzione, collettivizzazione, proletariato, sfruttamento capitalistico, imperialismo, si tratta di un linguaggio tardo ottocentesco che era tipico dell’humus … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: politica, storia, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Sovversivi e comunisti a Ventotene

    27 Marzo 2025 di Giuseppe Ieraci 2 commenti

    «La caduta dei regimi totalitari significherà sentimentalmente per interi popoli l’avvento della ‘libertà’; sarà scomparso ogni freno, ed automaticamente regneranno amplissime libertà di parola e di associazione. Sarà il trionfo delle tendenze democratiche». Sono parole di Silvio Berlusconi? Oppure di Volodymyr Zelenskyj? … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: Governo italiano, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Quelli che l’Europa di Ventotene

    24 Marzo 2025 di Gianfranco Pasquino 1 commento

    «L’Europa di Ventotene», ha affermato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, «non è la mia Europa». Non avrebbe certamente potuto esserlo poiché lei non si sarebbe mai trovata fra i confinati a Ventotene, ma certamente a Roma fra i confinatori fascisti. Perché gli alleati del regime fascista che metteva in galera e confinava i suoi oppositori erano proprio i nemici dell’Europa di Ventotene. … [continua]

    Archiviato in:Il tema in discussione Contrassegnato con: Europa, democrazia, L'Europa da Ventotene ad oggi, Ventotene

    Galleria fotografica

    Questo slideshow richiede JavaScript.

    Archivi

    Privacy Policy

    Contattaci

    Nova Spes International Foundation
    Piazza Adriana 15
    00193 Roma

    Tel. / Fax 0668307900
    email: nova.spes@tiscali.it

    Statistiche

    • 194.002 clic

    Seguici

    • Facebook
    • Instagram
    • Twitter
    • YouTube

    © Copyright 2016 Paradoxa Forum · All Rights Reserved