Sulla questione dei cinque referendum sul sistema giudiziario italiano è intervenuto in Paradoxaforum Stefano Ceccanti (26 Maggio 2022) con una perentorietà e autorevolezza che non lascerebbero spazio a repliche. Ceccanti suggerisce di votare No sui primi due quesiti e Si sui restanti tre. Mi concentrerò allora sui suoi argomenti per il No, perché credo che ci sia spazio per sostenere che anche sui quesiti 1 (decreto Severino) e 2 (abusi della custodia cautelare) esistano ragioni forti per votare Si.
Il principale motivo di Ceccanti al No sul quesito 1 è che, eliminando il decreto Severino, si «elimina per intero anche la decadenza e l’incandidabilità per le sentenze definitive». Osservo che lo stesso Ceccanti riconosce «che non ci sarebbe comunque un ampio vuoto normativo», per via che le sentenze definitive già indicano le «pene accessorie» (suppongo si riferisca all’interdizione dai pubblici uffici). Sappiamo però – lo dico come studioso di processi politici e amministrativi – che il decreto Severino rende impossibile la vita agli amministratori locali, mette alla berlina amministratori che non hanno in definitiva (a processo concluso) commesso alcun reato o si sono macchiati di violazioni procedurali di nessuna rilevanza e conseguenza pratica. Resta il fatto – ammissibile dal punto di vista di una cultura giuridica evoluta? – che gli amministratori condannati in primo grado – quindi con un giudizio in itinere e non definitivo – devono smettere di far politica, non possono più candidarsi. Il primo grado viene surrettiziamente trasformato in sentenza definitiva.
Ma la mia replica alle posizioni di Ceccanti sul quesito 1 non vuole essere tecnico-giuridica, non ne avrei per altro la competenza, ma logico-formale e – di riflesso – etica. Supponiamo che ci siano due insiemi di fatti, αàγ e βàγ, e che i fatti β siano un sottoinsieme dei fatti α, per cui i fatti β (che implicano γ) sono inclusi nell’insieme α (β ⊆ α) di fatti che anch’essi implicano γ. Nel nostro caso, in base alla Severino, la sentenza di I grado che determina incandidabilità (‘fatto’ βàγ) è incluso nell’insieme dei fatti α (tutte le sentenze definitive, poniamo per un certo reato) che anch’esse implicano γ (incandidabilità). La questione banale è: il venir meno dell’insieme dei fatti βàγ (sentenze di I grado che rendono incandidabili coloro che le hanno subite) fa decadere dall’esistenza l’insieme dei fatti αàγ (incandidabilità dei condannati in III grado)? Assolutamente no, come del resto lo stesso Ceccanti ammette. Infatti, è il giudice che può stabilire (legge Severino o non-legge Severino) l’interdizione ai pubblici uffici per certi reati. Al limite, se non si vogliono correre rischi con sentenze di ‘giudici sbadati’, basterebbe una semplice riforma della Severino, che sposti esplicitamente l’incandidabilità alla sentenza definitiva di colpevolezza, eliminando quindi la necessità di specificare ‘pene accessorie’. Sul piano etico e della cultura giuridica liberal-democratica, l’obbrobrio attuale – cioè la legge Severino – non è accettabile, in quanto si anticipa e si rende esecutiva una condanna prima che la sentenza sia perfezionata. Piuttosto, si potrebbe riflettere sulla peculiarità del processo italiano, con i tre gradi di giudizio, ma questo sarebbe un altro discorso.
Sul quesito 2, basti utilizzare – citandole – le parole di Ceccanti per decidere di votare Si. Ceccanti descrive questo quesito usando queste parole: «I limiti agli abusi della custodia cautelare» e poi più avanti scrive che «Il quesito limita le possibilità di adottare misure cautelari (obblighi di firma, arresti domiciliari, ecc,), compresa la carcerazione preventiva, la più importante di tutte, il cui eccesso è un problema reale».
Ora, se una procedura del codice penale – o di altro codice – è un abuso, un eccesso e un problema reale, la cultura liberal-democratica alla quale mi ispiro m’impone di denunciare quella tale procedura e di combatterla, ora con il referendum, come farò e consiglio di fare. Non penso sia necessario citare il povero Enzo Tortora, tutti conoscono quel caso. A quanti eccessi, abusi e problemi reali dovremo ancora assistere?
Paolo Feltrin dice
In questa occasione sono d’accordo al 100% con Ieraci, non fosse altro perchè-aggiungo- i referendum andrebbero interpretati non come strumenti di democrazia diretta, ma come manifestazioni di ‘indirizzo politico’ popolare attraverso sondaggi d’opinione diestensione (quasi) censuaria, non taroccati/taroccabili perchè certificati dalle istituzioni pubbliche.
Dino Cofrancesco dice
Ieraci ha in tasca una bussola liberale che non gli fa sbagliare un colpo. Anch’io voterò cinque e se l’amico Ceccanti mi aveva messo qualche dubbio, Ieraci me l’ha tolto.
Paolo Feltrin dice
Mai come questa volta d’accordo al 100%.