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L’autore artificiale: quale intelligenza, quali diritti?

16 Maggio 2024 di Simone Palmieri Lascia un commento

Tavola rotonda 08/05/2024 – Fondazione Internazionale Nova Spes – Istituto Luigi Sturzo

Creare non è sinonimo di generare. Gli artefici dei modelli di IA generativa spesso sembrano trascurare questa dicotomia. La creazione implica il dispiegamento di energie mentali e fisiologiche – come spiegano Eric R. Kandel e Dick Swaab – che poco hanno a che vedere con il calcolo, il collegamento o la pura razionalità. L’ispirazione, elemento ineffabile e centrale della creatività, prescinde da ogni un processo metodologico. La creazione è quindi un atto di determinazione che trae il nuovo ex nihilo e sfugge alle rigide regole della logica, del ex nihilo nihil. La generazione, al contrario, abbraccia l’ordine e la struttura, differenziandosi da qualsiasi forma di casualità. È ciò che Poincaré definisce come l’unione di elementi esistenti con connessioni nuove e utili. Questo è anche il modo in cui solitamente viene concepito l’operato delle intelligenze artificiali generative: enormi ‘pappagalli stocastici’ che ripetono ciò che è già noto attraverso il filtro – chiamato in gergo tecnico ‘prompt’ – scelto dall’utente. Questa continua ri–generazione di materiale mescidato tratto da fonti preesistenti, tuttavia, solleva domande cruciali sui diritti, sulla proprietà intellettuale e sulla responsabilità delle multinazionali di IA. A discutere circa l’impatto cognitivo, economico, sociale e legale degli usi di queste nuove tecnologie sono stati chiamati docenti universitari di diverse discipline, ricercatori ed esperti di tecnologie digitali, che l’8 maggio presso la sala del Camino dell’Istituto Luigi Sturzo, hanno preso parte alla tavola rotonda L’autore artificiale: quale intelligenza, quali diritti?, promossa dalla Fondazione internazionale Nova Spes in concomitanza con la pubblicazione del numero 4 della Rivista «ParadoXa» (2023). L’evento ha visto la partecipazione di Antonio Malaschini, Mario Morcellini, Stefano Quintarelli, Stefano Zamagni. La moderazione degli interventi è stata affidata ad Andrea Bixio.

Nel corso dell’incontro, i presenti hanno intessuto una trama densa di riflessioni, delineando un prospetto complesso e articolato circa le ricadute sociali di questa tecnologia. Tale complessità viene amplificata dal fascino implicito della suggestiva metafora contenuta nel suo nome. Secondo Stefano Quintarelli, individuare i limiti della denominazione ‘Intelligenza Artificiale’ non è semplice, specialmente quando essa evoca facoltà umane e i suoi prodotti vengono investiti di significato. L’appellativo alimenta infatti l’immaginario collettivo, richiamando il desiderio – tramandato dall’Antico Testamento ad Asimov, dalla mitologia greca ai romanzi di avventura – di creare entità capaci di comprendere e decidere al posto nostro. Latet anguis in herba: la mancata distinzione dei limiti insiti nella sua denominazione cela il rischio di conferire alle nuove tecnologie ‘generative’ caratteristiche ‘umane’, ‘troppo umane’. A questo pericolo si somma quello relativo all’appropriazione da parte delle ‘Big Tech’ delle opere già pubblicate e coperte dal copyright. Il finale della partita tra le multinazionali delle IA e la legge europea dipende quindi da come percepiamo queste nuove tecnologie: creatrici di nuovi contenuti o generatrici di prodotti già realizzati?

A proposito di ‘Big Tech’ Stefano Zamagni ha sottolineato l’emergere di un fenomeno allarmante: l’oligopolizzazione del mercato da parte di giganti come Google, Amazon e Facebook, i quali, da soli, detengono circa il 92% dell’intera piazza tecnologica occidentale. Sbarazzandosi della concorrenza tramite strategie di compravendita delle start-up, questi colossi statunitensi sfidano il principio schumpeteriano della libera concorrenza, minando le fondamenta stesse della democratizzazione economica. Eppure qualcosa ‘scricchiola’ sotto i piedi delle multinazionali: non solo l’obbiettivo di potenziare le stesse IA sta rallentando, ma le stesse sono in carenza di dati necessari per il loro addestramento. Di conseguenza, emergono due problemi cruciali. Il primo, esacerbato dalla crescente preoccupazione per le numerose violazioni alla privacy commesse dalle ‘Big Tech’, ha spinto quest’ultime a sviluppare algoritmi in grado di sostituire i dati originali con dati ‘sintetici’, alimentando il fenomeno delle ‘allucinazioni’. Il secondo riguarda la natura stessa degli algoritmi, che vengono configurati secondo gli obiettivi desiderati dai ricercatori, senza considerare l’etica comune nella società ‘pluralista’ di oggi. In un contesto caratterizzato dalla coesistenza di diverse matrici etiche, l’Unione Europea, secondo Zamagni, ha adottato un approccio prudenziale di riduzione del rischio, cercando di rassicurare gli Stati membri e mitigare i potenziali danni derivanti da posizioni estreme, sia di eccessivo garantismo che di giustizialismo riguardo a queste tecnologie.

Un approccio ponderato, come ha suggerito da Mario Morcellini, richiede, oltre alla stima dei rischi e delle certezze economiche etiche e sociali, anche un’accurata valutazione dell’impatto comunicativo delle IA generative. Ogni nuova tecnologia necessita di una narrazione che la preceda e che la tramandi. Sembra assurdo mettere in fila il capolavoro De la Terre à la Lune (1865) di Verne, Le Voyage dans la Lune (1905) di Georges Méliès, e il primo passo mosso da Neil Armstrong sulla superficie lunare (20 luglio 1969) eppure…  Per comprendere appieno l’impatto delle tecnologie emergenti sulla società e sulle dinamiche culturali contemporanee, è essenziale esaminare criticamente il modo in cui le innovazioni vengono ‘narrate’. La strategia narrativa attuale relativa all’intelligenza artificiale non è delle migliori: rischia di diventare un gigantesco ‘Moloch’, una mole di notizie, spesso poco accessibili al grande pubblico, che genera confusione e timore. Ed ecco che, di fronte a una tecnologia di cui poco si conosce emergono divergenze tra modi di reagire opposti: da una parte gli ‘apocalittici’, dall’altra gli ‘integrati’. Al fine di scongiurare inutili preoccupazioni e garantire una comunicazione efficace, è cruciale ritornare, secondo Morcellini, a un approccio scientifico e interdisciplinare alla divulgazione. Tale metodo dovrebbe evitare sia l’esaltazione acritica che lo scientismo, entrambi colpevoli di alimentare percezioni sbilanciate di ottimismo e pessimismo.

Ricollegandosi alla tradizione narrativa, incarnata dal racconto L’uomo della sabbia (1815) di E.T.A. Hoffmann, Antonio Malaschini ha esplorato il complesso rapporto tra Intelligenza Artificiale e diritto d’autore, evidenziando le sfide normative europee e italiane. Le nuove tecnologie, oltre ad attingere dati da fonti online durante l’addestramento, si basano su scraping e mining per acquisire sempre più informazioni, sollevando dubbi sulla protezione del copyright in ogni fase del processo. Attualmente, l’Unione Europea ha adottato un approccio normativo rigoroso per salvaguardare la riservatezza dei dati e i diritti d’autore. Tuttavia, persistono controversie sulla violazione del copyright, come nel caso di GettyImages vs. StabilityAI nel Regno Unito. In Italia, il disegno di legge propone la tutela delle opere umane anche con l’assistenza di IA, richiedendo un contributo umano creativo e rilevante. Malaschini ha enfatizzato l’importanza di un approccio multidisciplinare che integri aspetti etici e giuridici, mentre il dibattito sul riconoscimento della IA come inventore solleva ulteriori questioni legali ed etiche sull’impatto sociale delle tecnologie generative.

Nel costante mutare del mondo, le sfide poste dalle intelligenze artificiali generative emergono come intricati nodi da sciogliere. Affrontarle efficacemente richiede un approccio olistico, che intrecci competenze legali, etiche e tecnologiche. Cruciale risulta essere la promozione di una sinergia tra gli esperti di svariate discipline, al fine di delineare un quadro normativo agile e conciliare così il progresso tecnologico con la salvaguardia dei valori umani fondamentali. In linea con questa visione, la Fondazione Nova Spes si impegna a promuovere la cooperazione tra settori diversi, mantenendo sempre al centro l’uomo e il suo ruolo nel mondo in costante evoluzione.

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