Il tema della guerra di Gaza scuote ancora oggi l’opinione pubblica italiana e quella di molti altri paesi. Sia per le paure che questo conflitto, così vicino a noi anche geograficamente, provoca tra la gente, sia per gli aspetti umanitari relativi alle tante vittime di cui si è avuta notizia.
Insomma, la Palestina, forse ancora più dell’Ucraina, è all’ordine del giorno del dibattito pubblico e, al tempo stesso, al centro delle emozioni vissute dalla popolazione.
Ma qual è la situazione attuale dello scontro? È difficile dire se, fino ad oggi, Israele abbia avuto successo sul piano militare nella sua guerra contro Hamas: certo quest’ultima ha subito pesanti perdite, anche tra le fila della sua leadership, ma è ancora lì, salvo alcune flebili proteste interne tra i palestinesi, e tiranneggia e domina tuttora buona parte della regione di Gaza.
Quello che è evidente, però, è che Israele ha perso la battaglia per quel che riguarda l’opinione pubblica internazionale, quello che si usa denominare “soft power”. In molti paesi, una larga parte dei cittadini esprime infatti il proprio dissenso verso la misura della reazione israeliana al terribile attacco del 7 ottobre e, spesso, manifesta, a torto o a ragione, solidarietà con i palestinesi. Israele non è riuscita a esplicitare le sue ragioni e a oggi, sul piano dell’opinione pubblica internazionale, ha un’immagine che si può tranquillamente definire molto deteriorata. In realtà, nella sua breve storia, Israele non ha mai badato più di tanto alla comunicazione, ma questa volta la situazione è molto peggiore che in passato.
Lo mostra tra l’altro un recente sondaggio condotto da YouGov, con il progetto EuroTrack (riportato significativamente su «Pagine Ebraiche»), che evidenzia «un cambiamento importante nell’opinione pubblica occidentale riguardo a Israele. In sei paesi chiave dell’Europa occidentale — Germania, Francia, Danimarca, Italia, Spagna e Regno Unito — la percezione favorevole verso lo Stato ebraico ha raggiunto livelli storicamente bassi. Tra il 13% e il 21% degli intervistati esprime un giudizio positivo su Israele, mentre la quota di opinioni sfavorevoli varia tra il 63% e il 70%».
Lo stesso fenomeno è provato anche dai dati relativi specificatamente al nostro paese. Tanto che la netta maggioranza (59%) degli italiani si dichiara favorevole all’introduzione di sanzioni verso lo stato ebraico e alla sospensione degli accordi commerciali con quest’ultimo. Lo mostrano i risultati di una ricerca effettuata nei giorni scorsi dall’istituto Eumetra su di un campione rappresentativo di cittadini per conto della trasmissione «Piazza Pulita» su La7. Risultano particolarmente favorevoli alle sanzioni gli elettori dei partiti del centro sinistra (lo è il 75% dei votanti per il Pd), ma anche quelli del Terzo Polo (Azione, Italia Viva, Più Europa, tra i quali questa posizione raggiunge l’80%). I votanti per le forze politiche del centrodestra appaiono in qualche misura meno favorevoli (ma a causa di una percentuale notevolmente maggiore di risposte «non so», piuttosto che di diniego), ma anche qui la maggioranza relativa si schiera contro Israele. Quest’ultimo appare particolarmente avversato dai più giovani: la posizione ostile nei confronti dello stato ebraico cresce al diminuire dell’età e tra i più giovani supera il 63%.
Nell’insieme, dunque la trasversalità politica e sociale con cui si rilevano le opinioni negative verso Israele evidenzia l’attuale complessivo «sentiment» molto critico da parte della popolazione italiana.
Di conseguenza, non sorprende il fatto che una percentuale ancora maggiore di cittadini (69%) si dichiari favorevole al riconoscimento dello stato di Palestina: un provvedimento che, come si sa, non è attualmente nel programma del governo di Netanyahu, ma lo è in parte tra coloro che caldeggiano la soluzione «due popoli, due stati». In questo caso, la distribuzione delle opinioni è ancora più trasversale, con una accentuazione tra le forze di sinistra e il Terzo Polo, ma con la netta maggioranza anche degli elettori del centrodestra, con solo un minore entusiasmo da parte dei votanti per la Lega (dove comunque l’approvazione per il riconoscimento dello stato di Palestina raggiunge il 53%). È significativa anche la circostanza che questa posizione favorevole si riscontri anche tra chi normalmente si interessa poco di politica e dichiara di volersi astenere o comunque di essere indeciso sul voto alle prossime elezioni.
Com’era forse prevedibile, dal sondaggio emerge una percentuale ancora maggiore di consensi (89%) tra la popolazione se si domanda l’opinione sul cessate il fuoco e il contemporaneo rilascio di tutti gli ostaggi da parte di Hamas. Considerando questa prospettiva si sfiora quasi l’unanimità: la differenza di consenso tra le risposte a questa domanda e quelle relative ai quesiti che abbiamo illustrato più sopra, mostra la presenza di circa il 30% di cittadini italiani che non approva le sanzioni contro Israele o il riconoscimento dello stato di Palestina, ma che auspica fortemente il rilascio degli ostaggi e il conseguente cessate il fuoco, una posizione, questa, che si rileva più frequentemente tra le persone più anziane.
Tutta la tematica sul conflitto mediorientale è comunque molto sentita e dibattuta nel nostro paese, col diffuso timore che, nelle polemiche contro lo Stato di Israele si annidi, in certi settori, la crescita dell’antisemitismo, peraltro mai totalmente scomparso nel nostro paese, come altre indagini precedenti hanno mostrato.
Questa preoccupazione è condivisa dalla maggioranza relativa (49%) degli italiani. Ad essa si contrappone una cospicua minoranza di dimensioni poco inferiori (42%), che nega invece l’esistenza del pericolo di antisemitismo nel nostro paese. Su quest’ultima posizione si attesta la maggioranza (62%) dell’elettorato del Carroccio, mentre la gran parte degli elettori degli altri partiti (specie di quelli del Terzo Polo, ove la sensazione di pericolo di antisemitismo è ribadita dal 72%) ritiene che vi sia la concreta possibilità che la polemica verso Israele si riversi in buona parte in una visione negativa dell’intero popolo ebraico. Ancora una volta questa preoccupazione appare decisamente più frequente tra i più giovani.
Nell’insieme, dunque, l’immagine di Israele e del suo governo appare, come si è detto, fortemente peggiorata tra la popolazione italiana e di diversi altri paesi: ma c’è al tempo stesso la consapevolezza – o il timore – che ciò possa produrre una deriva di antisemitismo.
Si tratta di dati che hanno già suscitato discussione. Ma proprio per questo sono ugualmente utili. Perché, per orientarsi in un tema così delicato e contrastato e che così fortemente scuote l’opinione pubblica, è bene conoscere, il più precisamente e scientificamente possibile, la realtà dei fenomeni dibattuti.
Dino Cofrancesco dice
Sono una ventata di aria fresca, sempre più rara in Italia, gli articoli che fanno conoscere i fatti e non indottrinano.