Troppo grande per essere ridotto al bla bla bla dei commentatori televisivi che parlano di tutto senza essersi documentati su niente.
Ecco, il mio primo ricordo di Giorgio Napolitano è di un convegno sul PCI organizzato dall’Istituto Gramsci di Torino. Napolitano arrivò puntuale, rimase tutto il tempo, prese appunti, parlò. Il suo eloquio scorreva con le parole più appropriate, leggerissimo accento napoletano, neanche una scivolata nel politichese, né allora né dopo. Il secondo ricordo me lo hanno riportato: Napolitano che, come Ingrao separatamente da Ingrao, diede il suo consenso alla candidatura per il Parlamento, Sinistra Indipendente, di Gianfranco Pasquino. Il terzo ricordo è sfumato quanto al luogo, Washington? Harvard? Yale?, Napolitano che parla in inglese impeccabile, nient’affatto scolastico, a professori e studenti, e che con un cenno della testa mi riconosce nella audience e mi saluta. Quarto incontro, quando da Presidente della Camera mi mandò un bigliettino criticando un mio articolo pubblicato sull’Unità (direttore Peppino Calderola) sulla legge elettorale chiedendomi una “rettifica” che non scrissi e mesi dopo casualmente mi fece sapere che avevo ragione io. Quinto incontro: due mail sapidissime sulle candidature al Parlamento nelle elezioni dell’aprile 2006 e sulle candidature alla Presidenza della Repubblica. Intervista del Corriere della Sera nella quale da Washington faccio alcuni nomi, Amato e D’Alema, non Prodi, senza originalità, e aggiungo “ci sarebbe anche Napolitano che ha la statura politica e intellettuale, se non fosse per l’età” (aveva già superato gli 80 anni). Risposta immediata: “Grazie di avere fatto il mio nome, ma sto benissimo come Senatore a vita”. Sesto incontro: una apoteosi. Accettò l’invito a venire a dialogare con me, allora Presidente della Società Italiana di Scienza politica, a Palermo, 8 settembre 2011 dalle 17 alle 18. Tutto registrato e recuperabile. Ricordo la mia preoccupazione: un Presidente della Repubblica mi regala un’ora del suo tempo, e ricordo anche il suo visibile piacere intellettuale nell’elaborare risposte colte, limpide, con senso della storia e visione del futuro, ma anche, di tanto in tanto, come sfida implicita a me: “fammi [mi aveva imposto il tu] una domanda più difficile!”
Con la Direttrice di “Paradoxa” decidemmo che sarebbe stata una buona idea fare un bilancio della Presidenza Napolitano: Paradoxa 1 Gennaio/Marzo 2015 – Una storia presidenziale (2006-2015). Dubito che i commentatori dei salotti televisivi abbiano letto il fascicolo, ma il Presidente lo lesse, eccome. Infatti, pur omaggiato da noi con due copie, ne fece chiedere alla Redazione cinque a pagamento debitamente effettuato. Pausa e nessun commento, ma nella storia presidenziale e di vita di Giorgio Napolitano sta anche uno stile.
Chiudo con il commento politico complessivo sull’aspetto che mi sembra più rilevante della Presidenza d Napolitano. Parlamentarista convinto e coerente e proporzionalista tutta la vita, dal Quirinale Napolitano accompagnò alcune tendenze maggioritarie, ma soprattutto operò, paradoxalmente, ma consapevolmente, come un Presidente semipresidenzialista alla francese: nomina e sostituzione dei capi di governo, sua totale discrezionalità se sciogliere o no il Parlamento. Tutto senza nessuna fuoriuscita dalla Costituzione italiana, dalla sua flessibilità che è il pregio più evidente e apprezzabile delle forme parlamentari di governo.
Una lezione presidenziale.
raffaella gherardi dice
A dire la verità sono esterefatta a leggere certi commenti all’articolo di Pasquino. Secondo me chi non ha paura di richiamare anche le proprie esperienze personali (che poi sono significative della figura politico-istituzionale di Napolitano) è una persona coraggiosa e intellettualmente onesta, visto il clima generale in cui spesso capita di leggere commenti politici a vario livello che si trincerano dietro una falsa oggettività.
Luigi Marchetti dice
Non mi azzardo ad esprimere valutazioni sul ruolo politico ed istituzionale di Giorgio Napolitano. Mi è rimasto impresso però il suo splendido stile, una caratteristica che pochi politici possiedono, e che, a mio personale giudizio, ha la sua importanza: una persona sobria, corretta, attenta alle valutazioni altrui, con un atteggiamento misurato. Un Signore, e come tale lo ricorderò.
Maria Zanichelli dice
Non colgo in interventi come questo del Professor Pasquino un contributo utile a ricostruire il ruolo politico e istituzionale svolto da un Presidente della Repubblica. A maggior ragione nel caso del Presidente Napolitano, nella cui figura e nel cui percorso non mancano aspetti controversi, anche solo per ragioni storiche.
Non è particolarmente significativo indugiare sui ricordi personali che si possono vantare in relazione al defunto, relegare alle ultime righe un rapido riferimento a questioni tutt’altro che marginali e pacifiche (parlamentarista e proporzionalista, ma una volta al Quirinale semi-presidenzialista e non contrario ad alcune tendenze maggioritarie), e infine concludere con un plauso incondizionato.
Sarebbe il momento semmai di un’analisi politica articolata, argomentata e spassionata, soprattutto se l’intento dichiarato è rimediare al “bla bla bla dei commentatori televisivi”…
Laura paoletti dice
L’analisi politica, non solo approfondita ma spassionata, è a monte di questo intervento che, nel limite delle battute, non l’avrebbe certamente consentita. Aggiungo, oltre all’informazione suddetta – ma questa è una mia preferenza – che il racconto di circostanze personali ma tutt’altro che banali delinea tratti preziosi per ricostruire una figura, comunque la si pensi, di rilievo.
Il fascicolo è consultabile gratuitamente: Paradoxa 1/2015 Una storia presidenziale (2006-2015)
Dino Cofrancesco dice
L’articolo di Gianfranco Pasquino, con tutto il rispetto dovuto allo studioso, purtroppo, è l’ennesima riprova che in Italia manca una storia condivisa. Non siamo d’accordo né sul Risorgimento, né sul Fascismo né sulla Resistenza né su..Giorgio Napolitano. Personalmente credo che ad averci detto chi è stato veramente Giorgio Napolitano è stato il direttore del ‘Giornale’ Alessandro Sallusti nel suo editoriale del 23 settembre. Tot capita tot sententiae..
Michele Magno dice
Grazie. Molto bello