La corruzione politica è sempre immanente dove c’è la politica. Intesa anche, inevitabilmente, come esercizio del potere di prendere decisioni, di assegnare in maniera imperativa risorse ambite, la politica è esposta ad assalti, aggressioni, manipolazioni. Per respingerle sono state formulate norme, previste procedure, garantiti interventi pre e post decisionali. In definitiva, però, dove l’etica della politica si affievolisce e viene meno (talvolta, in alcuni luoghi specifici, fra diverse persone è già debole in partenza), la corruzione serpeggia e colpisce. Allora, bisogna contare su appropriati e efficaci strumenti di disvelamento e di punizione.
Il Qatargate non riguarda la democrazia/democraticità del Parlamento Europeo in quanto istituzione, ma quanto è emerso nel Parlamento, in alcune sue regole, nel suo funzionamento. Da un certo punto di vista, ma sconsiglio di esagerare, il Qatargate rivela qualcosa di molto positivamente importante. Oramai, il Parlamento europeo è, al tempo stesso, luogo di decisioni significative e organismo notevolmente democratico. Anzi, nella sua comprensibile ansia di democraticità, l’EuroParlamento, unitamente alla Commissione, è fin troppo aperto ad una molteplicità di istanze, ai loro portatori e rappresentanti, ai lobbisti. I processi decisionali sono numerosissimi e persino troppo aperti e permeabili. Anche per questa ragione non è quasi più possibile garantirne sufficiente trasparenza.
Una stretta sulle lobby sarebbe subito accusata di restringere la democrazia, ma certo la assoluta pubblicità su chi come e quando ha/deve avere accesso alle sedi e ai procedimenti decisionali è oramai indispensabile. Ancora più necessario è mettere mano alle ‘porte girevoli’ che riguardano gli ex-parlamentari e anche gli ex-commissari. Dovrà essere loro impedita quasiasi attività di rappresentanza e di lobbismo per un certo numero di anni anche nella imprevista forma di responsabili e consulenti di Organizzazioni Non Governative. Il già esistente Comitato Etico ha il dovere di impegnarsi più a fondo senza esitazioni, eccezioni e concessioni.
La democrazia, sia nazionale sia sovranazionale, nasce, vive, prospera in quanto società aperta. Come e più della moglie (oggi ‘compagna’) di Cesare deve essere al disopra di qualsiasi sospetto di corruzione sotto qualsiasi forma: scambi, favoritismi, nepotismo. Deve sapere portare davanti al pubblico e eventualmente in tribunale chi attenta alla sua virtù. Fuor di metafora tocca anche agli elettori e ai partiti che competono nell’Unione Europea selezionare, promuovere, valutare e rimuovere il loro personale politico inadeguato e eventualmente corrotto. Migliorare regole e procedure si può. Insegnare e imporre l’etica politica si deve.
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