Non importa spendere molte parole per mostrare come l’avvio di questo terzo decennio di XXI secolo non stia dando segnali incoraggianti nel mondo relativamente ai diritti delle donne. Basti accennare a come siano state e siano soprattutto le donne a subire i più duri contraccolpi economico-sociali innescati dalla pandemia Covid 19. Un pietoso velo di silenzio poi su quanto succede in Afghanistan, a partire dall’agosto 2021 con la restaurazione del regime dei Talebani, nella continua escalation di negazione dei più elementari diritti civili delle donne, della possibilità che possano ricevere una istruzione e di brutali violenze nei loro confronti.
Persino in occidente e nemmeno quando raggiungono i più alti vertici della politica le donne sembrano ricevere trattamenti consoni alla loro funzione. Esemplificativo è quanto successo nell’aprile dello scorso anno a proposito del cosiddetto ‘sofa-gate’, quando Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea, nella sua visita ufficiale a Istanbul, insieme con il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, subì lo sgarbo di doversi cercare uno strapuntino d’emergenza perché non era stata preparata per lei una poltrona ufficiale in cui sedersi alla pari dei suoi colleghi maschi.
Ma, dramma dei drammi attuali: la guerra di aggressione e invasione di Putin dell’Ucraina; migrazioni interne ed esterne ai confini di milioni di persone, costituite soprattutto da donne madri e/o figlie a loro volta, il cui compito primario è il tentativo disperato di portare in salvo i loro bambini e/o i loro vecchi genitori.
Nel poco edificante quadro appena accennato, è assai difficile rintracciare in casa nostra altri segni di speranza per le donne e per la loro piena considerazione. Vedi l’esempio di certi leader di partito che hanno sentito il bisogno, in occasione della recente elezione del Presidente della Repubblica, di specificare che la loro proposta di nomi di candidate era davvero legata al requisito della competenza da parte di queste ultime… e ognuno sa che si farebbe davvero strage di individui maschi nel nostro Parlamento (e degli stessi leader di partito di cui sopra) se venisse chiamato in causa il fatto che abbiano dimostrato ‘di essere in gamba’….
Che dire poi di fronte al poco edificante ‘spettacolo’ quotidiano per quanto riguarda commenti, dichiarazioni, talk show con i soliti ospiti ‘esperti’ ieri di covid 19 e oggi della guerra in Ucraina e ora largamente centrati su quest’ultima? Cosa c’entrano a tale proposito le donne e la loro considerazione? Apparentemente nulla, anche se, facendo appello alla fantasia, non sarebbe difficile immaginare lo stupore attonito di un ignaro e super-intelligente extraterrestre che, sbarcato da noi, si divertisse poi a porci alcune domande a cui si farebbe molta fatica a rispondere (dato che sicuramente gli era stato spiegato che qui il principio della uguaglianza fra uomini e donne è riconosciuto).
Perché mai, per esempio, al di là di giornaliste e giornalisti presenti nei più rischiosi territori di guerra e che rendono ogni giorno diretta e preziosa testimonianza dell’andamento delle operazioni belliche e degli atti di barbarie che vi si compiono, come mai, invece nei media in generale le donne figurano così poco quali protagoniste di scelte politiche urgenti rese necessarie e attuate sotto l’incalzare della guerra di Putin? È possibile che figure come Christine Lagarde, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, ai vertici di importanti istituzioni delle UE non siano degne degli onori del dibattito politico mediatico? E che dire poi delle Premier di Finlandia e Svezia che hanno formalizzato la proposta di ingresso dei loro paesi nella Nato, a seguito della guerra di Putin?
Lo smaliziato osservatore extraterrestre, dopo aver assistito a numerosi talk televisivi in cui qualche filosofa o commentatrice a vario livello figura invitata alla pari di colleghi maschi (quelli che come lei sono contesi dai salotti mediatici per gridare alto contro la guerra senza se e senza ma, a favore della pace di Putin e contro la resistenza armata del popolo ucraino), potrebbe addirittura essere indotto a pensare che in fondo in Italia, a livello mediatico e oltre, si preferisca non fare i conti da vicino con donne che, a partire da appartenenze politiche diverse, nei tempi drammatici della guerra di aggressione all’Ucraina, rivestono ruoli politici di primo piano e sanno nei fatti rendere conto di scelte coraggiose, ‘metterci la faccia’ per aiutare un popolo e uno Stato sovrano a resistere all’invasore anche attraverso l’invio di armi e compiere importanti svolte (quali per Finlandia e Svezia il salto dalla neutralità all’adesione alla Nato) a difesa da probabili velleità espansionistiche, già dimostrate ora sul campo, da parte dell’autocrate del Cremlino. Forse tutte loro non hanno capito bene che la pace di Putin (e cioè la resa dell’Ucraina) è quanto di più prezioso possa esistere?
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