La cosa che più mi ha colpito leggendo la nota che Andrea Bixio ha scritto per ParadoxaForum è senz’altro il suo disinteresse per il ‘politicamente corretto’. Un disinteresse che, per contro, si è tradotto in una lucida analisi di ciò che ha costituito la dialettica tra fatti e misfatti (da cui un orizzonte di «dis-fatti») nello scenario politico e culturale dall’Italia dal dopoguerra ad oggi. Nell’ambito di tale dialettica, tra le righe della riflessione di Bixio, si inscrivono questioni centrali per il nostro tempo. Termini come ‘democrazia’, ‘libertà’, ‘conflittualità’, ‘universalismo’, ‘umanesimo’, in un’epoca che vede radicalizzarsi lo scontro tra forze democratiche e quelle populiste, declinano tematiche multidisciplinari fortemente votate all’esercizio di una praxis che tenga conto, insieme, delle origini della cultura europea e della capacità di dette origini di promuovere orientamenti emancipativi futuribili.
Cause e conseguenze della dis-fatta della società italiana
Siamo oramai stancamente abituati allo scadimento del dibattito pubblico, alla sua totale de-formalizzazione, che diventa sempre più prezioso, anche (soprattutto!) sul web, un argomentare sobrio e rigoroso come in questo post, che affronta con coraggio i gravi problemi del paese senza cadere nel catastrofismo. Di più, Bixio si sforza, riuscendovi, di ampliare il focus della riflessione a processi storici e sociali generali, cosa anche questa molto rara in un dibattito pubblico tutto schiacciato sulla cronaca politica ed economica.
Qualche riflessione su globalizzazione e meritocrazia
Occorre interrogarci sulla società italiana all’altezza del consueto bivio che separa i pensieri degli apocalittici dai sentieri degli integrati.
Sembra utile rimarcare, sul punto, il rilievo sociale e politico che viene assumendo – proprio sulla scorta dei fenomeni rappresentati – la specifica forma di fatalismo rinunciatario che affetta intere moltitudini di nostri connazionali dinanzi agli esiti di precarietà del globalismo economico ed al declino della società meritocratica.
Precarietà e declino che paiono costituire, in speculare simmetria, la scaturigine particolare di quel malinteso internazionalismo, impermeabile al sentimento della nazionalità, produttivo del – talora distratto, talaltra entusiasta – compiacimento borghese di fronte ai processi di affermazione del globalismo economico e della corporativizzazione della società.
Fatti e dis-fatti (Splendeurs et misères…) – 2° parte
La mancanza di un indirizzo autenticamente nazionale ha finito per esaltare, da un lato, il conflitto fra i vari gruppi sociali, da un altro lato la nostra subordinazione al gioco delle potenze sul piano internazionale. La competizione fra est e ovest ha investito i partiti istituzionalizzando il conflitto presente nella società italiana, impedendo qualsiasi sintesi autenticamente nazionale e spingendo i partiti verso pratiche compromissorie talvolta occulte, talaltra manifeste.
Questa condizione, questi fatti hanno condotto ad una seconda dis-fatta: la corporativizzazione della società, priva di un autentico momento di sintesi.
Fatti e dis-fatti (Splendeurs et misères…) – 1° parte
Nel romanzo Il Primo Ministro, Anthony Trollope descrive minutamente, con feroce realismo e con sottile arguzia, la vita politica inglese del suo tempo ed in particolare la democrazia del suo Paese, i vizi e le virtù della classe politica, l’uso della stampa diretto a manipolare l’opinione pubblica.
Descrive tutto ciò in quello che potremmo definire come il periodo aureo della potenza inglese e delle sue istituzioni di governo.
Il quadro che ne risulta è non dissimile, quanto meno nei suoi tratti fondamentali, da ciò che scorre quotidianamente di fronte ai nostri occhi; ovvero nella nostra Italia.