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Ancora sul populismo. In risposta a Paradoxaforum

18 Gennaio 2018 di Carlo Marsonet 2 commenti

Scelta felice quella del forum di «Paradoxa» di far vertere un dibattito su quel tema che ormai è sulla bocca di tutti, ovvero il populismo. La parola è ormai fin troppo impiegata, se ne abusa letteralmente, tanto da divenire un vero e proprio passe-partout, ancorché il vocabolo sia consustanzialmente tanto scivoloso e «camaleontico», per dirla con Paul Taggart, quanto lo è il suo referente cardine, il popolo.
Giornalisti, in primis, anche se non mancano studiosi di professione troppo disinvolti (e pregiudizialmente orientati su basi moralistiche) nell’adoperare l’etichetta, concorrono ad esacerbare la confusione intorno al termine. «Venditori professionisti di idee di seconda mano», così salacemente definiti da Friedrich August von Hayek, molti intellettuali brandiscono l’attributo ‘populista’ a mo’ di clava nei confronti di chi la pensa diversamente. In sostanza, per riprendere Dino Cofrancesco, ormai «dopo l’SOS Fascisme, dopo l’SOS Racisme, ora è la volta dell’SOS Populisme», e il vocabolo, se inflazionato e, ancor peggio, se impiegato come «un’etichetta infamante e un operatore di amalgama che permette di stigmatizzare, riunendoli abusivamente, un certo numero di fenomeni sociopolitici o di leader giudicati detestabili o temibili da chi li denuncia» (Pierre-André Taguieff), smarrisce la sua pregnanza e utilità. [Per saperne di più…]

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Il vento in poppa del populismo di Visegrád

11 Gennaio 2018 di Sorina Soare Lascia un commento

L’ultimo rapporto di Nation in Transit è intitolato significativamente La falsa promessa del populismo. Il titolo rispecchia l’argomento centrale del rapporto: l’ondata crescente di populismo, le cui origini sono rintracciate nelle elezioni ungheresi del 2010. Alla base di quest’ondata populista, il rapporto di Freedom House identifica come tratto comune la presenza di un leader salvifico con tendenze autoritarie che galvanizza gli elettori in nome di una comunità misticamente omogenea. La fonte di tutte le disgrazie momentanee di questo fantomatico ‘popolo’ si trova sempre in un gruppo più o meno eterogeneo di élite corrotte (dal punto di vista economico e, spesso anche, culturale e spirituale) e con un elenco variabile di nemici esterni (per esempio, le ONG, le banche, ma anche singoli individui, come il finanziere e filantropo George Soros). Su questa struttura discorsiva manichea sono emerse con maggiore visibilità tematiche anti-immigrazione e piattaforme di protezionismo economico, spesso declinato in chiave anti-europea. [Per saperne di più…]

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Se il complesso di Cenerentola pesa ancora

21 Dicembre 2017 di Marco Tarchi 6 commenti

Il «complesso di Cenerentola» è una figura retorica fin troppo nota a quanti si occupano in campo scientifico di populismo, tanto da essersi trasformata, in molti di loro, in un’ossessione: a mezzo secolo di distanza dall’occasione in cui Isaiah Berlin la coniò, nel famoso simposio della London School of Economics, non c’è infatti pressoché nessun libro o saggio in argomento che non la citi e ne tragga spunto per qualche considerazione. A beneficio dei non addetti ai lavori se ne può riassumere così il significato: si ha un bell’affannarsi a cercare una definizione astratta di populismo che intenda raccoglierne le caratteristiche essenziali; sta di fatto che, qualunque essa sia, nessun fenomeno politico concreto vi corrisponderà pienamente. Ci sarà sempre qualcosa in più o qualcosa in meno del dovuto. Mai si riuscirà a trovare un piede che si adatti perfettamente alla scarpa confezionata. [Per saperne di più…]

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Populismo e caso italiano

14 Dicembre 2017 di Flavio Chiapponi 2 commenti

A ragione, l’Italia è stata spesso descritta come una sorta di ‘terra eletta’ per il populismo: sebbene non esista ormai alcun sistema politico europeo in grado di sfuggire alla presa populista – come i risultati delle recenti elezioni tedesche confermano – il nostro paese sembra infatti costituire un terreno particolarmente propizio all’emersione e al successo di leader e partiti populisti. Tralasciando esperienze lontane nel tempo, come quella dell’Uomo Qualunque, l’osservazione rimane valida nella Seconda Repubblica e, anzi, non è difficile citarne gli esempi più emblematici: dall’affermazione della Lega Nord di Umberto Bossi, al roboante ingresso nell’agone politico di un leader come Silvio Berlusconi, per arrivare all’exploit elettorale del Movimento 5 Stelle. [Per saperne di più…]

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Sorpresa: Trump non è populista! Ma è molto peggio

11 Dicembre 2017 di Joseph LaPalombara 3 commenti

L’unico candidato populista nell’ultima corsa per le presidenziali USA era Bernie Sanders, sconfitto da Hillary Clinton nelle primarie dei Democratici. Il populista là in mezzo non era, né ora né allora, Donald Trump. Qualche mese fa anche Paul Krugman ha scartato l’ipotesi che Trump sia un populista economico: non c’è nulla nel suo comportamento – come candidato o come Presidente – che ci consenta di appiccicargli quell’etichetta oggi molto in voga.

Il termine populismo include spesso una componente emotiva: il sentimento profondo di un cittadino comune che si identifica completamente in un leader che si sta impegnando ad alleviare il suo dolore e la sua rabbia. Si pensa cioè che il leader populista riuscirà a creare, prima o poi, condizioni di vita migliori per tutto il popolo. Questo tipo di populismo contiene un elemento comunitario, e cioè la sensazione diffusa che i governanti al potere agiranno per evitare ciò che è dannoso o indesiderato per l’intera comunità. Quindi, ci si illude che il governo smetterà di approvare politiche che beneficiano soltanto l’élite nazionale e le persone più ricche. [Per saperne di più…]

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Quando e quanto è eversivo il populismo?

4 Dicembre 2017 di Marco Valbruzzi 5 commenti

Qualche giorno fa Ernesto Galli Della Loggia si è domandato se «il Movimento 5 Stelle è un partito eversivo». L’interrogativo non mi pare dei migliori, e anzi rischia di produrre più confusione rispetto a quella che già circola ad abundantiam in materia. Ma quello che mi interessa qui non è tanto la domanda quanto la risposta. Per l’autorevole editorialista del Corriere, «un partito può essere qualificato come eversivo quando non si riconosce nei valori e nelle regole della Costituzione della Repubblica» e – aggiunge – quando è disposto ad usare la violenza per sub-vertere, cioè rovesciare, il potere e le istituzioni così come sono state costituite. Gli eversivi sarebbero così dei sovversivi a volto scoperto con lo scopo di abbattere con metodi illegali le istituzioni statali per sostituirle con altre di loro (degli eversivi, s’intende) gradimento. [Per saperne di più…]

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Il conflitto in Ucraina: una sfida per l’ordine internazionale

16 Maggio 2022 di Federico Niglia Lascia un commento

I mezzi di informazione tendono a presentare e affrontare il conflitto in Ucraina non solo con categorie riduttive, ma addirittura alimentando una serie di contrapposizioni artificiose che certamente non giovano alla comprensione e al giudizio. Per riportare il dibattito su un binario più costruttivo ci si può iniziare a porre una serie di domande che non vengono poste o che vengono affrontate con … [continua]

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La Cina nella guerra russo-ucraina

12 Maggio 2022 di Antonio Malaschini Lascia un commento

Nel valutare la posizione cinese sull’invasione russa dell’Ucraina, occorre partire da alcuni dati formali. In occasione delle Olimpiadi di Pechino, il 4 febbraio 2022, Putin e XI Jinping fanno riferimento in una loro dichiarazione congiunta ad una «amicizia senza limiti» (amicizia, si noti, e non alleanza) tra i due paesi. Nel documento la Russia ribadisce che considera Taiwan «parte inalienabile … [continua]

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Aumentare le spese per la difesa? Parliamone!

11 Aprile 2022 di Andrea Locatelli Lascia un commento

La guerra in Ucraina ha sollevato una serie di domande a cui il dibattito politologico non può sottrarsi. Come anticipato da Emidio Diodato in un commento su queste pagine, gli studiosi di politica internazionale hanno il dovere di intervenire nel discorso pubblico e gli strumenti analitici necessari per uscire dalle secche di una polemica (ideologica o interessata che sia) ormai nauseante. Il … [continua]

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Finis Europae? L’UE e la guerra

4 Aprile 2022 di Giuseppe Ieraci 7 commenti

La guerra russo-ucraina impone che ci si interroghi sul futuro dell’UE. L’integrazione europea è stata inizialmente ‘funzionale’, gli Stati mettevano assieme sforzi in ambiti socio-economici limitati, senza preoccuparsi della valenza politica di queste sinergie. Del resto non poteva esserci una valenza politica, perché la Guerra Fredda riduceva la sovranità internazionale europea, consegnava il … [continua]

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Politologi con l’elmetto e ingegneria internazionale

28 Marzo 2022 di Emidio Diodato Lascia un commento

La storia degli equilibri mondiali è da riscrivere, ma si sta scrivendo. Il pubblico ne pare avvertito e cerca di regolarsi. Ma è allevato dalla televisione e dai social e, sotto tutti gli aspetti, rimane altamente disinformato. O, come amava dire Sartori, malinformato. Allo stesso tempo il pubblico viene nutrito di una informazione emotiva, alimentata da immagini che fanno commuovere o … [continua]

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